di Antonio Manzo
Quando stasera il mondo assisterà all’apertura della Porta Santa e papa Francesco sancirà l’inizio del Giubileo 2025, ci sarà l’“inviato” Giulio Andreotti che già nel suo diario, tra immaginazione e realtà, aveva preconizzato la data del Giubileo per l’Anno Santo che verrà. Lo fece in un racconto del 2009 parlando esplicitamente di un Giubileo da celebrare nel 2025, tra il favoloso e il vero del suo Diario romano. Con narrazione predittiva e fertile immaginazione l’autorevole diarista fissa già anche a solo otto anni di distanza, nel 2033, la celebrazione di un Giubileo straordinario della Chiesa cattolica. <Ma non vi sono conferme ufficiali> annotò il pignolo Giulio Andreotti con il lieve tono ironico e difensivo linguaggio burocratico. Un libro raro e introvabile Il racconto dello scrittore “profeta” è in un libro ormai introvabile realizzato in 620 esemplari su carta “rusticus” arricchita in copertura da una caricatura del noto vignettista Emilio Giannelli. La pubblicazione fu offerta dall’Arte Tipografica di Napoli per ringraziare l’allora senatore a vita per la visita che il 7 marzo 2000 volle fare all’antica stamperia napoletana in via San Biagio dei Librai. La plaquette elegante fu intitolata “1 gennaio 2025” ed inserita dagli editori Gabriele e Maria Teresa Benincasa, appassionati bibliofili napoletani, in una collana di inediti che agli inizi degli anni Settanta vollero creare con una elegante casa editrice “un’impresa solo per un gioco tenuto sul filo di una nostalgia per Napoli” certificò la penna di Mario Stefanile, prestigioso giornalista napoletano presentando l’avventura editoriale. Il racconto di Giulio Andreotti fu presentato dallo scrittore Federico Roncoroni come una approfondita e acuta presa di posizione contro un “evento” di cui all’autore non sfuggirono di certo i valori spirituali ma del quale si rifiutò di ignorare limiti ed effetti collaterali. La vittoria di Benedetto XVI La cronaca di Andreotti parte dal 1 gennaio 2025, che è anche il titolo del libro, inizia subito con una icastica frase di avvio. <La scommessa è riuscita. Benedetto XVI aveva assicurato che l’Anno Santo avrebbe superato il Grande Giubileo di inizio secolo ed è ormai certo di aver vinto>. La prima novità pastorale e teologica è quella che osservò e descrisse l’ “inviato” Andreotti. Il Papa con un pulsante aveva aperto simultaneamente da San Pietro le porte delle quattro basiliche maggiori romane. <Ci sono rimasti male i tre cardinali ai quali spettava per tradizione; ma si devono inchinare alla modernità. Sono fermi ai tempi di Internet> scrisse con santa e perfida ironia Giulio Andreotti. E spiegò che il cambio di passo delle regole curiali, su precise istruzioni personali del Papa “tecnologico” prevedeva il ritorno del latino come lingua ufficiale del Vaticano fermo restando gli idiomi locali per le celebrazioni liturgiche, un esame scritto e orale fatto da docenti della Sapienza ai candidati vescovi. Ma soprattutto ricordò quanto era avvenuto nella Chiesa per le regole del cerimoniale fissate a partire da Giovanni XXIII che, vista la generale violazione dell’obbligo per il clero di usare in Roma la veste talare, finì per vietare questo obbligo. <Sua Santità – scrisse l’inviato Giulio Andreotti – è certo che si tornerà ai buoni usi e non si vedranno più reverendi e reverendissimi girare per l’urbe in jeans, maglioncini e sahariane scolorite >. Ma le regole del cerimoniale non cambiarono solo per i preti ma anche per i cardinali. Pio XII prima accorciò e poi abolì del tutto la coda, l’estremità delle vesti dei cardinali retta da un chierico, Giovanni XXIII mise al bando l’ermellino, Paolo VI vietò il mantellone. Ci fu il ritorno puro e semplice al decoro di porporati e l’inversione di una presunta dignità ecclesiale attraverso i travestimenti. Poi entrò, nel racconto, l’inviato politico Giulio Andreotti. Eccolo: < Il Sommo Pontefice ha lodato il Comune di Roma per aver quasi completato i lavori urgenti programmati per il 2000 (salvo alcuni rinvii al 2050) dopo la garbata presa per il bavero delle autorità cittadine>. Nota postuma per l’inviato: i lavori non sono finiti a Roma ma Benedetto XVI è morto. Andreotti e il Giubileo 2033 <Si parla intanto di un Giubileo straordinario nel 2033 per il secondo millennio della Crocifissione di Gesù. Ma non vi sono conferme ufficiali>. E’ il finale del racconto chiuso con la seria congettura gettata lì, con nonchalance, dall’inviato Giulio Andreotti che avrebbe avuto anni 114 anni dopo aver perfino anticipato la rinuncia del Papa al martelletto per la apertura della Porta Santa. Al mondo stasera basteranno le due mani di Francesco che aprirà la porta per la nuova speranza del mondo.