Due giorni dedicati alla tromba con il trombettista internazionale che il 27 luglio terrà un clinic e il 28 luglio sarà in concerto con l’Itai Doshin Trio, ospiti a Camerota della V edizione di Suoni dal Castello
Seconda masterclass giovedì 27 luglio nell’ambito della V edizione del Camerota Festival, allestito dall’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta e diretta dal compositore Leo Cammarano. Un evento, questo, sostenuto dal Comune, unitamente al Meeting del Mare, all’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, al Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno oltre ad un folto cartello di mecenati privati. Dopo il successo del seminario del percussionista Eduardo Giachino, prima parte dell’ Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, si passerà all’analisi del suono della tromba col più famoso degli acutisti italiani Andrea Tofanelli, avvicinando le tecniche in primo luogo del suo mèntore, Maynard Ferguson, unitamente ad Arturo Sandoval, Jon Faddis musicisti specializzati nel registro acuto, evidenziando alcune delle loro comuni caratteristiche tecniche. Il giorno successivo, venerdì 28 luglio, l’appuntamento è nell’abituale cornice del cortile marchesale di Camerota, dove alle ore 21,30, Andrea Tofanelli incontrerà l’Itai Doshin Trio, una giovane formazione che schiera Francesco Chiariello al pianoforte, con Gabiele Pagliano al contrabbasso e Lucio Mele alla batteria. La serata, che si dividerà tra classico e Jazz, spazierà da Ludwig Van Beethoven, contaminato con “Nostalgia in Times Square” di Charles Mingus, all’ aria di Lauretta dal “Gianni Schicchi” valzer di Musetta dalla Bohéme, deliziosamente trasformato in bossa, per poi “cantare” l’attaccamento alla vita e al piacere di Mario Cavaradossi, tra bellezza e amori che celebrano un forzato trionfo davanti al plotone d’esecuzione, in un “E lucevan le stelle”, speziato di “Autumn leaves”, frutto di una miscela originale di melodie accattivanti e liriche, arrangiate in modo non prevedibile, sfoceranno, magari in un “Libiam nei lieti calici” in cui il jazz è diventata una forma di vita attiva, dal cuore ostentatamente pulsante, i cui tratti essenziali sono stati espressi, comunque, in maniera limpida, inequivocabile e senza alcuna esitazione, con un linguaggio che, da una parte, ha sviluppato ai massimi livelli le ragioni estetiche del bop, quali quella delle divisioni ritmiche articolatissime, unitamente ad archi melodici resi spigolosi da strutture armoniche complesse, il tutto, naturalmente, sviluppando fiorite composizioni estemporanee, dall’altra, chiudendo i vari brani con una specie di ritorno alle linee semplici e pure. Persino le Incertezze possono declinarsi in positivo in queste note capaci di esprimere quella tensione tra vitalità e languore che alimenta e sorregge, ancora una volta, la speranza. L’Italia da sempre esprime grandi talenti che sanno reinterpretare e spesso rivitalizzare il jazz e la musica come pochi altri musicisti al mondo. Si può toccare con mano la gioia, la vitalità ed il piacere dell’interplay come nella miglior tradizione. Swing, arte dell’incontro, fraseggio spumeggiante ed anche una tecnica sopraffina illuminerà questa sessione live.