Venerdì verrà inaugurata la mostra dell’artista salernitano presso gli spazi della delegazione Fai
Con la mostra “Natura in posa, Interni di famiglia”, il giovane artista salernitano Andrea McVill Troisi, si propone per la terza volta dopo le precedenti esposizioni “Luoghi del cuore” e “Grand Tour Reloaded” all’attenzione del pubblico. L'esposizione si terrà nei suggestivi spazi della delegazione FAI di Salerno, in via Porta Catena 50, vivrà il suo vernissage venerdì alle ore 18,30 con un intervento di Matilde Romito, divenuta un po’ la madrina del giovane pittore. Se Andrea si rivede nell’autoritratto di Albrecht Durer con i guanti, il padre ha la possanza di Enrico VIII e la madre la raffinatezza della Dama con ermellino, quindi, come la Cecilia di Leonardo, è colta e raffinata e lo dimostra vestita alla catalana, ossia alla spagnola, indossando la sbernia, e con l’aristocratico animale che rappresenta alcune virtù, come l'equilibrio e la pacatezza, la sorella l’eleganza di quella con il liocorno, del Raffaello, l’attenzione è rivolta in particolare alla Natura in posa, ovvero a quel Rinascimento in cui l’arte si ispira alla bellezza del mondo naturale, di cui l’uomo è assoluto protagonista. L’interesse artistico per il paesaggio nasce da un più generale interesse sentimentale per la natura, conseguenza del progressivo distanziarsi dell’uomo moderno da essa e di una nostalgia della sua perdita. L’amore per la bellezza naturale è sempre nostalgia per qualcosa che si è perduto; sono infatti le epoche, le civiltà, i ceti che non hanno più un rapporto diretto e quotidiano con la natura a elaborarne la percezione estetica. “Particolare tenerezza suscitano – scrive Matilde Romito – i suoi gatti, Simba adagiato su una poltrona che ricorda gli interni del castello di Malmaison alle porte di Parigi, e Benny con sullo sfondo una finestra che permette di godere del bel campanile dell’Annunziata a Salerno”. Nei quadri di Andrea, infatti, i colori tendono in questo modo a confluire delicatamente l’uno nell’altro, senza stacchi cromatici violenti: questa modalità si presta perfettamente alla resa di atmosfere, interni e paesaggi in cui personaggi e natura si fondono armoniosamente. La rappresentazione dei soggetti e degli scorci, ripropongono specularmente il risultato delle attività umane e della potenza della natura, in un complesso percorso riguardante la resa della più profonda verità della natura attraverso “lo sguardo della mente”. E’ questa una delle tesi più acute della contemplazione, moto dei sensi e della mente dal quale comunque parte l’opera stessa dell’uomo. All’origine di questo sguardo mentale per la rappresentazione, che è in anticipo sull’arte dell’imitazione e della raffigurazione, quasi un sensus communis dello sguardo sulla realtà circostante l’ abbraccio tra il fare dell’uomo e lo spazio intorno a lui, la fusione tra soggetto e oggetto, che si fa strumento principale per cogliere e trasmettere il mistero, l’inesplicabile, l’invisibile. L’ uomo stesso viene rappresentato nell’arte del paesaggio, latore di un sentire necessario, che traduce in un riconoscimento delle forme e ancora in una loro evocazione, fino ad elaborarlo in viva partecipazione e annullamento catartico.
Olga Chieffi