Doppio appuntamento per il clarinettista del San Pietro a Majella, ieri sera, Campagna e oggi alle 19, nella Reggia di Capodimonte, solista del concerto KV622
Di OLGA CHIEFFI
Doppio appuntamento con il clarinetto in Mozart per il giovane talento del San Pietro a Majella Andrea Andrea Caputo, ieri sera a Campagna, con il quartetto Hadimova, composto da Antonio Colica e Maria Rosaria Improta al violino, Andrea De Martino alla viola e Dario Nicola Orabona al cello, protagonista del quintetto KV 581 in una splendida serata, in cui si è esibita anche Gessica Viviani, attenta interprete del Quintetto op.115 di Johannes Brahms, promossa dalla Pro loco e dalla Confraternita Monte dei Morti Beata Vergine del Carmelo, e questa sera alle ore 19, nel giardino della Reggia di Capodimonte quale solista dell’Orchestra San Pietro a Majella, diretta da Francesco Vizioli, per il concerto KV622 di Wolfgang Amadeus Mozart. Musica alla Reggia, quindi, una rassegna, ove il direttore del Conservatorio di Napoli Elsa Evangelista, affida le più rilucenti gemme della letteratura musicale ai valenti allievi, perfettamente sostenuti e diretti dall’esperienza dei loro docenti, in una visione altamente didattica ove il maestro continua a porsi per intero, con la propria esperienza in particolare strumentale, al servizio dei propri studenti. Andrea Caputo andrà ad eseguire l’autore forse più caro del suo maestro Giovanni De Falco, il quale ha realizzato una revisione storico-filologica di questo concerto, per clarinetto bassetto. Siamo di fronte ad un opus ultimum, e come le opere appartenenti alla sua estrema stagione, anch’essa e intimamente pervasa di un caldo lirismo, da una purezza melodica, sottilmente velata di malinconia e resa partecipe di morbide ombreggiature crepuscolari, ben evidenziate dal timbro dello strumento solista e da un’orchestra comprendente anche una coppia di flauti, al posto degli oboi, insieme ad una coppia di fagotti e di corni, mentre la parte dei celli è separata da quella dei contrabbassi, offrendo una connotazione globale assai prossima a certe invenzioni melodiche e timbriche che percorrono e sorreggono Die Zauberflote. Ciò che conquista la memoria non sono i temi, ma le suggestioni timbriche evanescenti che percorrono i tre movimenti. Mozart sceglie di confinare ai margini le ombre, come se la sua intenzione fosse quella di riflettere sul trascendente con fragile delicatezza. Si sente il profumo di Cherubino nel primo tema dell’Allegro; l’ingenua purezza che accompagna il paggio delle Nozze di Figaro si trasforma qui in un messaggio contemplativo, nell’estasi di uno sguardo rivolto verso il cielo. Mozart pensa al timbro che il suono del solista non deve tradire ancor prima che alla melodia e la conferma viene dalla riproposizione del primo tema alla dominante, avvolto da una nebulosa serie di imitazioni. E anche l’Andante non colpisce certo per l’originalità dell’invenzione melodica, ma per una sonorità cristallina che materializza un canto di pace e rassegnazione: la stessa sensazione di impotente contemplazione del trascendente che si avverte anche nel Quintetto KV 581. Ma è in terra che si scrive musica; ed è lì che torna il Concerto KV 622 nel Rondò finale, in cui solista e orchestra giocano attorno a un motivo spensierato come un’amabile conversazione tra amici. Il programma monografico dedicato al genio di Salisburgo, prevede anche l’esecuzione di due sinfonie, la KV74 in Sol Maggiore n°10 datata 1770 con un gruppo tematico di affettuosa espressività e la KV338 di Wolfgang Amadeus Mozart è l’ ultima delle sinfonie composte a Salisburgo prima della rottura con il principe arcivescovo Hieronymus von Colloredo e venne completata il 29 agosto 1780. La pagina è certamente il lavoro più maturo di Mozart di questo periodo non solo per l’uso di un organico orchestrale completo, ma anche per l’emancipazione totale da parte del ventiquattrenne compositore dalle influenze straniere presenti ancora nella produzione sinfonica precedente.