Sul palcoscenico del teatro Verdi di Salerno, applausi per il “concerto” danzato che ha salutato al pianoforte Sofia Vasheruk e sulle punte l’etoile con Alessandro Macario e Amilcar Moret Gonzales
Di Olga Chieffi
Platea letteralmente sedotta dal “concerto” per pianoforte e ballerini, andato in scena nel week-end sul palcoscenico del teatro Verdi di Salerno. Un matinée per il progetto educational e lo spettacolo, nel cartellone ufficiale, di Preludes proposto dalla pianista Sofia Vasheruk con i ballerini Anbeta Toromani, Alessandrio Macario e Amilcar Moret Gonzales è stato rapinoso sia per il pubblico di studenti che per gli adulti, poiché ha offerto uno spaccato superbo della qualità inventiva e profondamente musicale dei quattro protagonisti attraverso cui hanno “letto” mirabilmente le pagine di Chopin, i preludi op.28, il Claude Debussy di Poissons d’or e del Prélude à l’Après-midi d’un faune e ancora Sergej Rachmaninov del Preludio in do diesis minore op. 3 n. 2 e la chiusura con la Ciaccona dalla Partita n° 2 in re minore per violino di Bach nella trascrizione pianistica di Busoni. I ballerini, coreografati da Massimo Moricone, sono entrati nell’ingranaggio pianistico, trasferendo perfettamente nel loro linguaggio, le tensioni tonali, i confronti tematici e il percorso strutturale musicale, che sono divenuti “racconto”, cogliendone con sorprendente facilità la fantasia onirica, l’intimistica ispirazione e la finezza cantabile che caratterizza queste opere. Gli interpreti hanno, così, dimostrato, di non avere avuto alcuna difficoltà nell’unire mentalità e culture differenti, per metterle al servizio di un comune sentire nel segno della serenità e dell’equilibrio sonoro. Ne è risultata, così una dimensione pienamente in sintonia con l’ideale classico per eccellenza di bellezza musicale e coreutica che ha mescolato virtuosismo ed espressività, schizzando quasi un poema in miniatura. Il risultato è apparso avvicinarsi a una sequenza di quadri tenuta unita non solo da un filo narrativo ma da eloquenza e forza d’espressione rare anche per il modo con cui le proprietà timbriche della raffinata tastiera della Vasheruk si sono compenetrate con la precisione e l’intelligibilità dell’innata naturalezza ed eleganza dei ballerini. Incantevole l’interpretazione de’ l’Après-midi d’un faune, in cui il giovane, carico di desiderio e, preso da un guizzo, inizia a danzare, tendendo il braccio verso la ninfa la quale però, appena i due vengono a contatto scappa, fugge via, lasciandogli non più un’ampia sciarpa, ma delle feticistiche scarpe con tacco altissimo su cui è apparsa l’irraggiungibile ninfa. Raccolte le scarpe, il giovine, le alza al cielo come trasportato da un’estasi e vi si adagia sopra, quasi a possedere la ninfa in un ultimo slancio erotico, prezioso, sottile e indefinito nello stesso modo del lavoro del signor Mallarmé. Incantevole anche l’interpretazione della Chaconne dalla Partita n°2 in Re Minore di Johann Sebastian Bach. La sua cellula tematica è formata da un tetracordo discendente da Re a La, disposto su quattro battute. Da essa si è originato un organismo in costante crescita in cui la tensione drammatica ha conosciuto intensi momenti di danza, che hanno punteggiato un’opera grandiosa, attraversata da una quantità di artifici, figure sempre nuove e arditi passaggi. Non sono mancati neppure l’inversione del tema per moto ascendente e complessi procedimenti di variazione della variazione, che sono state trasposte in danza. Ciascun interprete vi ha portato la propria abilità tecnica nella soluzione dei non pochi problemi testuali e la propria concezione rispetto al suono e al fraseggio della pianista. Un’opera insomma che, come poche altre, ha invitato gli esecutori al cimento e il pubblico a scelte di pensiero e visione ponderate, non univoche e preconcette. Applausi per tutti con ben tre chiamate per i ballerini e in particolare per la solista.