di Monica De Santis
Una buona partecipazione di pubblico ieri pomeriggio ha registrato il taglio del nastro della quarta edizione della biennale d’Arte Contemporanea di Salerno, che si svolgerà fino al prossimo 21 novembre al Palazzo Fruscione di Salerno, con ingresso libero previa esibizione di green pass e uso della mascherina. “Un anno fa eravamo pronti per partire con l’entusiasmo di sempre, – ha detto la direttrice artistica Olga Marciano, affiancata da Giuseppe Gorga – l’inaugurazione della Quarta Edizione era stata addirittura anticipata al mese di aprile 2020, quando sopraggiunse nelle nostre vite la dichiarazione di pandemia e la Biennale slittò nel tempo, a causa dell’emergenza sanitaria. Le date di inizio furono spostate più volte, nella speranza di un avvio dei lavori, che sembrava imminente, ma che purtroppo non si è rivelato tale. E così siamo arrivati all’autunno 2021, con l’annuncio della nuova data fissata per l’inaugurazione: il 6 novembre, oggi (ieri per chi legge, n.d.r.). Grazie alla campagna vaccinale ed ai tanti sacrifici vissuti, ci siamo, siamo qui, pronti a ripartire”. Prima del taglio del nastro ci sono stati i saluti istituzionali fatti dall’Assessore alle attività produttive e al turismo del Comune di Salerno Alessandro Ferrara, e poi Luis Vicente Gramet ha raccolto l’ingombrante eredità di un Presidente di Giuria di lungo corso, che definire immenso è poco: Angelo Calabrese, recentemente scomparso. Ed ancora la consegna di due premi speciali ai sindaci di due piccoli comuni siciali che hanno stretto un “gemellaggio” con la Biennale d’Arte contemporanea. Sono 35 gli Stati partecipanti da ogni parte del mondo e 233 gli artisti. Inoltre una sala del Palazzo Fruscione ospita le opere di un’artista salernitano, anche lui recentemente scomparso e tanto amato dalla sua città e non solo: Bartolomeo Gatto. “Una rassegna internazionale d’Arte, a cadenza biennale, a Salerno costituisce un evento – al di là delle tante parole degli ultimi decenni e delle eccelse celebrazioni monografiche di valenti artisti – in grado di offrire una sofisticata vetrina espositiva, allo scopo di instaurare un dialogo con il pubblico e con gli specialisti del settore, e mettere a confronto esperienze e risultati diversi, proprio a Salerno, una Città proiettata verso unfortissimo rinnovamento culturale, architettonico e turistico. Una scommessa per un nuovo sentire, da sperimentare nell’Ate, sia con i materiali e le tecniche delpassato, sia con i nuovi mezzi di espressione, manifestando una visione pluralistica di contenuti, di tecniche e di esperienze artistiche: uno spettacolare laboratorio di creatività globale. – hanno scritto nella loro presentazione i due direttori artistici – Nelle prime tre edizioni, la Città di Salerno è stata capitale mondiale dell’Arte, ospitando un evento culturale ed artistico che ha annoverato la partecipazione di circa 400 Artisti provenienti da ogni parte del mondo, 500 opere in esposizione, una Giuria internazionale e numerosi eventi, dibattiti e tavole rotonde. E’ ancora complicato oggi pensare alla vicinanza fisica, è triste immaginare di non poter accogliere con il calore di sempre la stessa fiumana di artisti e visitatori, che ci ha accompagnato fin dall’inizio, dovendoci adeguare alle nuove modalità, come la rarefazione del pubblico, lo scaglionamento delle visite, lo spaziamento dei visitatori, ma l’urgenza di vivere ci ha spinti a guardare avanti, a progettare, ad insistere, immaginando un futuro che si nutrirà anche di un momento storico terribile, un disastro che abbiamo vissuto tutti, tra paure, drammi individuali e collettivi ed il baratro della crisi economica. Con modalità mai ipotizzate nel passato, in tempi di piena pandemia e lockdown, la tecnologia ci è venuta incontro, con un’inedita fruibilità in digitale, raccontando arte e bellezza attraverso nuove forme, spostandoci, così, dal reale all’immaginario. – proseguono – Avremmo potuto rassegnarci ad una Biennale on line, ma abbiamo ritenuto di dover attendere e sperare di poter essere ancora presenti sul campo, resistendo al lungo isolamento e mantenendo aperto lo spiraglio di un possibile “dialogo”, fatto di ascolti, incontri, scambi, viaggi, per tornare a vivere le emozioni della condivisione dell’arte. Per chi non avrà ancora la possibilità di esserci, abbiamo progettato l’allestimento di uno spazio di opere in video, fruibili dai visitatori attraverso dei monitor. Al termine di un’overdose di immagini virtuali, finalmente ospiteremo fisicamente, dunque, opere ed artisti provenienti da tutto il mondo, chiamati anche alla sfida di sfruttare la comprensibile voglia delle persone di riconquistare il piano del reale, insostituibile per la socializzazione, la condivisione e l’incontro, per un “viaggio” al tempo stesso tangibile, mentale ed emotivo, tra immagini, immaginario, immaginazione e sperimentazione. Mai come in questo momento, possiamo affermare che l’arte ci ha salvati, ora più che mai, in un’epoca di notizie virtuali e di fake news, stringendo un patto di fiducia e di verità condivise tra il visitatore e il suo evento, tra l’artista e la sua opera, che non potranno essere traditi, a partire dalla messa in scena di un allestimento, che dovrà necessariamente essere coerente al servizio dei contenuti e della poetica delle emozioni. La grande sfida sarà, in definitiva, quella di riportare il visitatore “all’interno” del Palazzo: nel vivo, nel cuore pulsante delle sue complesse dinamiche, tra contenuto, contenitore, pubblico, scenografie, opere, patrimonio, storia, immagini, ricordi, incontri”.