Su 31 punti monitorati ben 20 sono fortemente inquinati, Lungomare Marconi e Tafuri le zone più a rischio di Salerno.
Di DAVIDE NAIMOLI
La situazione attuale regionale sulle acque costiere è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa al Circolo Canottieri Irno di Salerno da Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, Serena Carpentieri responsabile di Goletta Verde e Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania, con l’ulteriore presenza di Lucio de Maio, dirigente dell’Unità Operativa Mare dell’Arpac. Le coste campane continuano ad essere fortemente inquinate per la mancata depurazione, dai prelievi effettuati il 26 e il 29 giugno 2016 da Goletta Verde, su trentuno punti monitorati dall’equipe tecnica di Goletta Verde, storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, venti presentavano cariche batteriche elevate, anche più del doppio dei limiti imposti dalla normativa e alcuni punti risultano inquinati per il settimo anno consecutivo, come la foce del fiume Irno e del fiume Sarno. La responsabile di Goletta Verde si è così espressa riguardo il degrado delle acque campane: “Purtroppo la situazione non migliora e dai 31 rilievi che abbiamo fatto in tutta la costa campana, ben 20 sono risultati fortemente inquinati e con una carica batterica decisamente superiore a quello che impone la normativa europea. La nostra finalità è quella di denunciare la crisi delle infrastrutture che dovrebbero depurare i reflui urbani e che in realtà funzionano poco e male, mentre per la cattiva informazione la gente continua a bagnarsi in quei posti che non sono balneabili ma dove non ci sono cartelli di divieto di balneazione che pure dovrebbero essere obbligatori per la legge”, e ha poi proseguito riguardo le sanzioni che potranno presto arrivare dall’Unione Europea: “Sicuramente i sequestri si susseguono in tutta Italia, senza soluzione di continuità, i problemi della depurazione non li solleviamo solo noi di Goletta Verde, l’Europa infatti ha condannato per ben due volte l’Italia e adesso è a nostro carico anche una procedura d’infrazione in cui vengono condannati una serie di agglomerati urbani che non si sono adeguati alla direttiva europea sul trattamento dei reflui e in questo la Campania è la prima regione in questa triste classifica con più dell’80% degli agglomerati urbani che sono condannati per non aver fatto quello che potevano per risolvere i problemi della depurazione”. Dagli ultimi aggiornamenti risultano 108 su 151 gli agglomerati della Campania cui viene contestata la non conformità ai dettami della direttiva comunitaria sulla depurazione, inadeguatezza che ci porteranno una multa di 21 milioni di euro all’anno, pur avendo a disposizione un’ingente somma di denaro messa a disposizione dalla Comunità Europea per migliorare l’attuale situazione, come riportato dal Responsabile scientifico di Legambiente Campania, Giancarlo Chivazzo: “Purtroppo non siamo stati in grado di spendere risorse importantissime, infatti dei fondi comunitari del periodo 2007-2013, non abbiamo speso circa 700 milioni di euro dedicati esclusivamente alla depurazione e questo è un dato eclatante che deve far riflettere. Oggi ci ritroviamo con altri 200 milioni di fondi e arriviamo a circa un miliardo di euro solo di fondi spendibili per la depurazione in Campania e dobbiamo fare in modo che vengano spesi in modo coerente e corretto, per cercare di risolvere quei problemi che siamo qui con Goletta Verde a riproporre e a rinnovare a quei decisori pubblici che sono sia la Regione ma anche tutti i costituenti, in particolare l’Ente Idrico Campano a cui è dato il compito di fare la differenza sulle sorti del nostro mare che è una risorsa eccezionale e che non possiamo permetterci di sciupare”, senza tralasciare il disagio di quelle persone che pur vivendo lungo il litorale salernitano, non possono sfruttare questa risorsa per le pessime condizioni in cui riversa il nostro mare: “Oggi ancora tanti cittadini ci segnalano purtroppo che nonostante i dati sulla balneabilità siano essenzialmente positivi, tanti tratti denunciano altri tipi di problemi che riguardano la gradevolezza e sebbene oggi la legge sulla balneabilità comprende essenzialmente gli aspetti sanitari, ai cittadini oltre l’aspetto sanitario interessa anche la piacevolezza delle acque marine, un’acqua di colore verde o giallo, con la presenza di schiuma e mucillagine non è qualcosa a cui ambire”. A chiudere la conferenza, Lucio de Maio, dirigente dell’Unità Operativa Mare dell’Arpac, che ha ringraziato Legambiente per l’invito, e ponendo l’attenzione del problema sul punto di vista istituzionale: “Legambiente ha posto il dito nella piaga perché la questione della depurazione delle acque reflue è ormai antica. La normativa obbliga i vari soggetti coinvolti ad informare il pubblico e tra questi organi il Comune è l’unico ente, nella persona del Sindaco che è la massima autorità sanitaria locale, a poter emettere un’ordinanza di divieto. Per le procedure analitiche previste dalla legge, le analisi sono pronte dopo due giorni dal prelievo e in tempo reale nella stessa giornata vengono pubblicate sul nostro sito che rappresenta il mezzo attraverso il quale la Regione adempie a questo compito di informazione ma purtroppo capita che l’ordinanza di divieto del Sindaco arriva quando noi comunichiamo che è passato l’evento inquinante, evitando di conseguenza di porre l’ordinanza di divieto di balneazione. Il problema è che i dati che noi rileviamo vengono trasmessi a fine anno alla Comunità Europea che nel momento in cui trova dei dati sfavorevoli e non trova l’ordinanza di divieto del Sindaco, mette in infrazione l’Italia e il Governo mette in infrazione la Regione, pur non avendo nessuna colpa; per evitare questa complicazione con le eventuali sanzioni, abbiamo presentato il problema anche al Ministero, senza aver ancora trovato una soluzione e ulteriore vittima di questo sistema contorto sono i cittadini che trovano disorientati, con una mancanza di informazione, non sapendo se effettivamente si trovano a fare il bagno in un mare inquinato o meno”.