Ieri mattina, il tranquillo quartiere Pastena di Salerno si è svegliato in un clima di apprensione. Un evento inaspettato ha rotto la routine quotidiana, trasformando una via solitamente trafficata in una scena di potenziale pericolo e mistero. Tutto è iniziato poco prima di mezzogiorno, quando è scattato un allarme bomba in via Ricci, una delle arterie principali della zona. Il ritrovamento di un ordigno, descritto come una bomba a mano di tipo “granata”, ha fatto scattare immediatamente il protocollo di sicurezza. Un passante, notando un sacchetto sospetto, ha allertato le autorità, dando il via a un’operazione che ha coinvolto Carabinieri e Polizia. L’area circostante un bar, dove l’ordigno è stato trovato, è stata transennata. Il traffico veicolare, solitamente intenso, è stato interdetto lungo le strade vicine alla chiesa del Volto Santo, creando una cintura di sicurezza intorno al perimetro dell’allarme. La scena, pur nella sua drammaticità, ha attirato numerosi curiosi, immediatamente allontanati per motivi di sicurezza dalle forze dell’ordine. L’arrivo degli artificieri ha segnato un momento cruciale. Con la massima cautela, hanno iniziato le verifiche sull’oggetto, un compito delicato e di estrema importanza. Dopo una scrupolosa analisi, è emersa la verità, in grado di far tirare a tutti un sospiro di sollievo: si trattava di una granata senza spoletta. L’ordigno, pur nella sua natura minacciosa, non era in grado di esplodere, ma restava un monito sinistro. L’allarme è rientrato, ma le domande restano. La notizia del pericolo scampato non ha affievolito l’interesse delle autorità, anzi. La Procura ha aperto un fascicolo e le indagini sono in corso per fare luce sulla vicenda. Gli inquirenti stanno seguendo la pista più accreditata: quella di un avvertimento. La granata senza spoletta, un’arma resa inoffensiva, non era lì per uccidere o ferire, ma per inviare un messaggio. Un gesto simbolico, ma potente, che suggerisce un conflitto, una minaccia o un regolamento di conti nel mondo degli affari, o forse in un altro contesto ancora più oscuro. Il mistero si infittisce quando si tenta di “unire i puntini”, come si dice in gergo investigativo. La nostra redazione ha cercato di parlare con la proprietà del negozio dinanzi cui la granata è stata posizionata. L’atteggiamento riscontrato è stato, per usare un eufemismo, particolare. Non c’è stata l’attesa rassicurazione di chi ha appena scampato un potenziale pericolo, ma anzi un’ostilità quasi inspiegabile, come se la colpa fosse della stampa per aver riportato la notizia. Questa reazione è stata da noi “giustificata” con il nervosismo dovuto al fatto che un ordigno minaccioso era stato posizionato davanti alla loro attività. Tuttavia, l’anomalia rimane: un gesto così estremo, un potenziale avvertimento, sembrerebbe non aver colto del tutto di sorpresa i diretti interessati. È possibile che la proprietà sapesse già di questo “gesto”? Le domande rimangono aperte, e la risposta è affidata alle indagini delle autorità. La storia non finisce qui. Il quadro si complica ulteriormente quando si esaminano le reazioni di chi vive e lavora nella stessa zona. Abbiamo contattato anche i “vicini”, altre attività commerciali dell’area. Anche in questo caso, l’atteggiamento non è stato quello che ci si aspetterebbe da chi ha vissuto in prima persona un allarme bomba. Non c’è stata sorpresa, né particolare preoccupazione. L’evento sembra essere stato accolto con una calma quasi sospetta, un’indifferenza che suona come un altro segnale inquietante. Questo strano e condiviso atteggiamento solleva un ulteriore interrogativo: è possibile che un’azione del genere, pur nella sua gravità, sia un evento non del tutto inatteso nel tessuto sociale e commerciale di quella zona? È un’ipotesi che fa riflettere sull’esistenza di dinamiche sottotraccia, di cui i cittadini e le forze dell’ordine non sono a conoscenza, o che sono tenute nascoste da una fitta cortina di omertà. In questo intricato scenario, il ruolo del giornalismo diventa cruciale. Le notizie, in casi come questi, sono spesso frammentarie e contraddittorie. Un giornalista ha il compito di raccogliere i pezzi, unire i puntini e presentare un quadro il più completo possibile, pur nel rispetto delle indagini in corso. Ma quando si incontrano ostacoli come il silenzio e l’ostilità, il lavoro si fa ancora più complesso. Ciò che è accaduto a Pastena è più di un semplice fatto di cronaca. È un monito, un simbolo che ci dice qualcosa sul tessuto sociale del nostro Paese. La granata senza spoletta è stata disinnescata, ma non i misteri che ha portato con sé. Le forze dell’ordine e la Procura continueranno a lavorare per far luce sulla vicenda e individuare i responsabili. La nostra speranza è che la verità emerga, per far sì che la giustizia trionfi e che un’azione così violenta e intimidatoria non rimanga impunita.





