di Vincenzo Sica
SALERNO – «La gioia per quella storica promozione in serie A nel lontano 1998 resta e resterà sempre nella mia mente come un grande traguardo raggiunto, Anche se poi altri avvenimenti hanno cambiato il corso della mia storia al timone della Salernitana. C’è rammarico è vero ma credo che, col senno di poi ma con dati incontrovertibili, poteva essere fatto molto di più da parte degli organi federali in quel particolare momento come avvenne per altre società e non per la mia». Aniello Aliberti l’ex presidente della Salernitana, colui che in meno di un lustro raggiunse, dopo cinquant’anni la promozione nella massima serie che mancava dalla stagione 1947.1948 e poi nella stagione 2005 fu travolto, con la mancata iscrizione al campionato nel primo fallimento della società, è felice di rivedere i granata nella massima serie dopo 23 anni. «Sarei un ipocrita se dicessi il contrario. La Salernitana, questi colori mi sono rimasti nel cuore e dico che Salerno ha bisogno di distrarsi soprattutto con queste situazioni sportive ed i tifosi, eccezionali come sempre, avevano bisogno di questo bellissimo risultato». Rivedendo il film di quegli anni con tante frasi che sono rimaste citandone alcune come un «Aliberti vincente o tutto ciò che tocca diventa oro», a distanza di tempo resta, crediamo, la rabbia voltandosi indietro ad un imprenditore di grandi capacità come lei ed un presidente di una squadra di calcio che stava emergendo tra tante difficoltà. E’ d’accordo? «Certamente. Veda credo che il mio cammino alla guida della società granata sia stato sempre di grande equilibrio e soprattutto consapevole di poter arrivare molto lontano. Quando lanciammo le basi alla fine degli anni novanta si crearono delle condizioni tali che furono, poi propedeutiche per arrivare a vincere quel campionato con Delio Rossi in panchina. Peccato che non riuscimmo a salvarci neppure con 34 punti e dopo aver rinforzato una rosa con innesti di valore che non sto qui a ricordare» Una retrocessione, quella della stagione 1998 1999, dopo un solo anno in A che grida ancora vendetta. E così Aliberti? «A distanza di 23 anni lo posso tranquillamente affermare. Non la meritavamo per tanti motivi. La Salernitana doveva rimanere in serie A e c’erano le basi per una presenza costante nella massima serie ancora per tanto tempo» Poi il «furto» del 2005, come lei lo chiama, della mancata iscrizione ai campionati che ne decretò la fine con il successivo fallimento «Beh sì e non smetterò mai di pensare che quel «furto» quella nostra società, questa città, questo eccezionali tifosi non lo meritavano. Ma andiamo oltre…» Come ha vissuto questa promozione della Salernitana a distanza di questi anni? «Con tanto affetto, devo dirlo, visto che, come le dicevo, questi colori mi sono rimasti nel cuore. Peccato che la gente di Salerno non abbia potuto viverla ammirando e sostenendo la propria squadra dagli spalti per la pandemia. Il sale del calcio sono i tifosi e dunque spero tanto che dalla prossima stagione si possano riaprire gli stadi al pubblico e rivedere gli spalti dell’Arechi sempre pieni» Fabrizio Castori oggi come Delio Rossi allora, dunque…. «Quando si vince è facile fare una comparazione tra i tecnici. Parliamo però di due periodi diversi. Delio Rossi è stato qualcosa di eccezionale nella squadra che guidava con un bel gioco espresso che tutti ci invidiavano. Castori non lo conosco ma visti i suoi trascorsi con tante vittorie in campionati anche minori deduco che è un bravo allenatore. D’altro canto non si vincono due campionati di serie B se non hai qualità» Ma ha mai visto giocare la Salernitana in questa stagione? «Sinceramente no ma molti amici che ho a Salerno me ne hanno sempre parlato in modo entusiasmante» La società ora, essendo una multiproprietà, come lei sa deve cedere perchè non può tenere Lotito due squadre nella stessa categoria. Come si evolverà, secondo lei, questa diatriba? Non risponde immediatamente l’ex presidente Aliberti. Ci pensa un pò poi dice: «Le regole sono quelle attuali in Federazione e vanno, dunque, rispettate. Mi auguro, però, da sportivo s’intende che possa rimanere l’attuale management. Tiferei anzi, per questa soluzione che è una strada forse non percorribile. La società attuale, però, ha davvero dimostrato tanto nel corso di questi anni regalando di nuovo il sorriso ai tifosi della Salernitana raggiungendo nello stesso giorno e nello stesso mese, il 10 maggio, in cui la «mia» Salernitana arrivò di nuovo in serie A il traguardo inimmaginabile alla vigilia del campionato con tante altre squadre favorite ma certamente gradito perchè questa città lo merita davvero», ha concluso Aniello Aliberti.