Liste di attesa al Ruggi. Lascia perplessi la lettera del direttore sanitario Mazzella, sui modi come risolvere l’annosa questione che riguarda il nostro ospedale. IL direttore sanitario parla di “pulizia delle liste di attesa” che hanno superato il tetto massimo dei 365 giorni. Alcuni pazienti sono in attesa dal 2017. Come si intende risolvere la questione: non dando la possibilità di intensificare gli interventi chirurgici ma mettendo il paziente nella condizione di non poter scegliere il chirurgo a cui affidarsi. Una sorta di chirurgo di stato imposto dall’alto, sulla pelle di chi già soffre. L’esempio più lampante riguarda la cardiochirurgia d’urgenza che già sconta il famoso sdoppiamento voluto da De Luca. Il professor Iesu può effettuare due interventi al giorno per volta, il dottor Coscioni, operando solo la mattina, ne effettua uno solo. Eppure i numeri sarebbero impetuosi. Nel reparto del dottor Iesu le prenotazioni abbondano, segno della grande fiducia che il primario del Ruggi, considerati i suoi continui e traordinari successi, con interventi di caratura internazionale. Nel reparto opposto i prenotati sarebbero davvero pochini e quindi l’idea del direttore sanitario è quello di spostare i pazienti del professor Iesu, diciamo una bella parte, nel reparto del dottor Coscioni. Superando e ignorando la volontà del paziente che ha fatto un’altra scelta e che potrebbe portare gli stessi pazienti a scegliere altre strade. Perché non bisogna dimenticare che gli stessi pazienti devono firmare un’accettazione al momento dell’intervento chirurgico e sapere quale medico dovrà operarlo. Per questo è incomprensibile l’indirizzo dato dal direttore sanitario che ha dato mandato alle dottoresse Cavaliere e Rossi di verificare le liste dei prenotati e dei ricoveri programmati e al dottor Ferrucci di analizzare le liste per i provvedimenti da adottare. Un modo per non risolvere il problema, meglio un chirurgo di stato che un aumento delle prestazioni. Così non va.
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