Ah! Mes amis, a voi la nuova stagione lirica - Le Cronache
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Ah! Mes amis, a voi la nuova stagione lirica

Ah! Mes amis, a voi la nuova stagione lirica

Cinque titoli al teatro Verdi con due punti fermi, la Tosca e il Trovatore, un’inaugurazione pirotecnica con “La fille du règiment” di Gaetano Donizetti, Die lustige witwe, con le splendide voci del Martucci e Natale con Bohème

 

Di OLGA CHIEFFI

Squilli di tromba al teatro Verdi di Salerno, in fibrillazione per la nuova stagione lirica. Sembra in dirittura d’arrivo il toto-titoli e anche il toto-registi, che non si discosta dai nomi delle trascorse stagioni, forse con il ritorno della firma di Lina Wertmuller, affiancata da Renzo Giacchieri, Giandomenico Vaccari, e Riccardo Canessa, che sarà certamente protagonista anche dei talk-show dedicati agli studenti, giocati tra i mille interessi che il mondo economico e culturale rivolgono da tempo al nostro piccolo e apprezzato teatro . Dopo il rinnovo del contratto al direttore artistico Daniel Oren, il quale ha preso le redini in mano anche dell’arena di Verona e del suo grande spettacolo estivo, pare che il nostro massimo, inauguri in aprile, in stile areniano, con l’opéra comique in due atti di Gaetano Donizetti, “La fille du régiment”. Esprit francese e tanto, tanto coraggio da parte del nostro direttore artistico, che dovrà mettere a contratto un super soprano e soprattutto un tenorissimo, poiché oltre a couplet accattivanti e alternanza di numeri cantati e scene parlate, la partitura mantiene vivo, anche con ironia, il carattere del belcanto italiano, in un’opera irresistibile e godibilissima che, se nel secondo atto assegna al tenore un’accorata romanza, nel primo tutta la sua gioiosa esuberanza è espressa in una pagina, in cui si trova a dover inanellare ben otto do acuti scritti, cui spesso se ne aggiunge un nono conclusivo inserito, ad libitum, dall’interprete. E’ l’aria dei “nove do di petto”, cavallo di battaglia dei più arditi tenori lirici e belcantisti che elevò splendidamente Juan Diego Florez nel nostro teatro nel 2009. Tosca avrebbe dovuto inaugurare la stagione scorsa, ma le fu preferita quel pasticciaccio in salsa napoletana che fu “Il flauto magico”. Stavolta, il capolavoro pucciniano è uno dei punti cardini del maggio salernitano e, Tosca e Scarpia giocheranno la loro partita con la morte tra una chiesa fastosa, una sala di palazzo con annessa stanza dei tormenti, e il carcere per i condannati a morte, schizzanti una Roma tra fede e potere, fra la voluttà e la carne martoriata, fra la sete vitale e l’oppressione, il tutto elevatesi a monumento sepolcrale, sotto cui la bellezza e gli amori celebreranno un forzato trionfo davanti al plotone di esecuzione. Il teatro Verdi incontrerà il Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, nell’anno celebrativo del bicentenario della nascita di Jacques Offenbach, sulle note de’ “Die lustige witwe” di Franz Lehàr, affidata alla scuola di canto salernitana che è certamente il fiore all’occhiello della massima istituzione musicale cittadina. Una partitura non semplice, questa, un gioiello che necessita di strumentisti eccellenti e di un esperto direttore per tener le fila di una rappresentazione fatta di melodie bonarie, dialoghi poco “letterati, speziati da un pizzico di malinconia e qualche dose di folklore tzigano. Dopo la pausa estiva, in cui ci si trasferirà alla reggia di Caserta per “Un’Estate da Re”, dove il nostro Antonio Marzullo, stavolta in veste di direttore artistico pare abbia previsto anche una ripresa di Tosca, tra operine del nostro Settecento e grandi nomi per i concerti, mentre pare che al Festival di Ravello si esprimeranno le massime orchestre italiane dirette da bacchette internazionali, si riprenderà al Verdi con il Trovatore, che nel 2011 salutò il debutto nel ruolo di Leonora del soprano Maria Agresta. Il linguaggio incalzante, ricco di idee musicali, di ritmi e motivi, ne fa un titolo che si attaglia perfettamente alla bacchetta del nostro geniale direttore artistico.  Le passioni sono straordinarie, libere di rincorrersi e scontrarsi: un destino spietato sprona i personaggi a specchiarsi, a illuminarsi nella luce di un sacrificio eroico che origina dalla vendetta e dal fuoco. Finale di stagione, in dicembre con la popolarissima Bohème, di Giacomo Puccini, con il freddo e Parigi che compongono il suo fondale di verità. Tutta l’opera si svolge nell’attesa che quel freddo scompaia, una metafora dell’esistenza, che dovrebbe sciogliersi al calore di un bacio.