AGROPOLI. Ieri i sindaci si sono riuniti nella stanza del primo cittadino di Agropoli convocati dallo stesso Franco Alfieri per discutere dei passi necessari da intraprendere per far restare l’ospedale civile nella rete dell’emergenza. La modifica del decreto regionale 49/2010 e il reinserimento dell’ospedale civile di Agropoli nella rete dell’emergenza-urgenza, così come già avvenuto recentemente per Casoria ed ancor prima per Sant’Angelo dei Lombardi. E’ la richiesta formale che sarà presentata al commissario ad acta per la sanità, il presidente Stefano Caldoro. Il documento è stato sottoscritto dal sindaco di Agropoli Franco Alfieri, dai sindaci di Capaccio Paestum Italo Voza, di Castellabate Costabile Spinelli, dai primi cittadini del comprensorio e dal presidente della conferenza dei sindaci dell’Asl Salerno Sergio Annunziata, al termine di una riunione che si è tenuta ieri mattina presso il Comune di Agropoli. «Chiediamo – spiega il sindaco di Agropoli Franco Alfieri – la convocazione di un tavolo tecnico, così come era stato già convenuto nell’incontro tenuto con il commissario ad acta, Stefano Caldoro, a Policastro nel giugno scorso. La proposta avanzata è che, senza aumentare il numero dei posti letto programmati a livello regionale, previa modifica del decreto 49/2010, sia previsto il reinserimento dell’ospedale di Agropoli nella rete dell’emergenza e comunque vengano approntate le soluzioni possibili a garantire la stabile e sicura funzionalità del presidio come, ad esempio, subordinarne la chiusura all’avvenuta realizzazione dell’ospedale unico del Sele». Inoltre, al direttore generale dell’Asl Salerno Antonio Squillante, si chiede «nelle more della convocazione del richiesto tavolo tecnico e delle decisioni che tale organo vorrà adottare, di sospendere a tempo indeterminato qualunque provvedimento di chiusura e/o riconversione del presidio sanitario di Agropoli già annunciati per il prossimo mese di settembre». «La soppressione del presidio ospedaliero – si legge nel documento sottoscritto dai sindaci – che attua misure normative che non hanno tenuto conto della specificità del territorio in esame, appare discutibile anche perché colpisce una struttura inaugurata soltanto nel 2004, costata decine e decine di milioni di euro e da tutti apprezzata per la capacità tecnica delle attrezzature. Le misure di razionalizzazione delle spese sanitarie che consentono di realizzare delle economie di scala avrebbero dovuto, in primo luogo riguardare le strutture ordinarie, dove si ha il tempo di prestare le cure del caso, trasferimenti dei malati compresi, mentre, la soppressione del presidio ospedaliero disattende un razionale criterio di accorpamento perché la popolazione viene privata di un servizio accessibile e decentrato proprio al fine di intervenire efficacemente, stabilizzare il paziente ed eventualmente, trasferirlo presso altro presidio ospedaliero. Di tutto ciò, unitamente agli ormai cronici problemi di viabilità, non si è tenuto conto che siamo in presenza di un’area che ha una spiccata vocazione turistica e, cosa di fondamentale importanza, ha addirittura triplicato il numero delle presenze, 850 mila, rispetto a quelle registrate nell’anno 2004, 250 mila».
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