Pina Ferro
“Non ho mai ordinato nessun agguato ai danni dell’ex assessore di San Cipriano Picentino Massimo Cioffi”. Il collaboratore di giustizia Sabino De Maio smentisce le dichiarazioni rese a suo tempo dal pentito Raffaele Del Pizzo. Le dichiarazioni di De Maio sono state depositate, ieri mattina, nel corso dell’udienza inerente proprio la gambizzazione dell’ex amministratore Picentino. Per tale episodio, consumatosi la sera tardi del 23 marzo di otto anni fa, sono a processo Giuseppe Dell’Angelo di Acerno accusato di aver premuto il grilletto, Giuseppe Giffoniello di Acerno che avrebbe avuto il compito di attendere dell’Angelo in auto e Luca Sorriento di Montecorvino Rovella. Secondo le dichiarazioni rese a suo tempo da Raffaele Del Pizzo e, che portarono all’iscrizione sul registro degli indagati delle tre persone a processo e dello stesso De Maio, l’ordine di sparare a Cioffi era arrivato dal carcere e, ad impartirlo era stato appunto l’attuale collaboratore di giustizia Sabino De Maio, affiliato e referente del clan Pecoraro – Renna. Nelle dichiarazioni depositate agli atti ieri mattina dal magistrato che da alcuni mesi sta raccogliendo “i racconti” di Sabino De Maio, viene completamente smentita l’intera versione dei fatti fornita da Del Pizzo. De Maio ha raccontato di non aver mai dato alcun ordine di dare una lezione a Massimo Cioffi che non sapeva neppure chi fosse. L’unico ordine che il collaboratore ha affermato di aver realmente impartito ai suoi era quello di proteggere la latitanza di Raffaele Del Pizzo. De Maio ha anche aggiunto che quanto accaduto a Cioffi lo avrebbe apprese solo successivamente dai suoi uomini. Alla luce di tali dichiarazioni è stato chiesto il rinvio dell’udienza al fine di consentire ai legali di poter esaminare le dichiarazioni del neo collaboratore e poter decidere la strategia difensiva. L’udienza è stata aggiornata a fine novembre. Erano circa le 23.30 del marzo 1999 Massimo Cioffi era fermo in auto nei pressi dell’ex albergo Spineta quando fu avvicinato da un uomo con il volto coperto che ruppe il finestrino della sua Smart e gli intimò di scendere. Lui provò a reagire e il malvivente non esitò a sparare, ferendolo a gamba e piede sinistro per poi darsi alla fuga. A seguito di indagini la pistola calibro 7,65 con cui erano stati sparati i colpi fu ritrovata a casa di Raffaele Del Pizzo, e quando quest’ultimo ha iniziato a collaborare con la giustizia ha spiegato che a consegnargli quell’arma sarebbe stato Giuseppe Dell’Angelo, dopo averla usata per la gambizzazione, e aggiunto che mandante dell’agguato era stato Sabino De Maio.