Di Olga Chieffi
Ci sono delle date, delle coincidenze cui si stenta a credere, forse non vi si vuole, ma, sicuramente, lasciano pensare. Ieri sera è giunta la ferale notizia della scomparsa del giornalista Pietro Nardiello. Ricoverato presso il Covid Center di Santa Maria Capua Vetere, aveva collaborato con diverse testate, tra cui Articolo 21 e Repubblica, pubblicando inchieste sui beni confiscati, unitamente a tanta letteratura sportiva, oltre ad aggiudicarsi con l’antologia “Strozzateci tutti” il premio giornalistico “Paolo Giuntella” nel 2010, un intenso romanzo “Un sogno meraviglioso”, che racconta di una vacanza estiva nella perla dello Jonio, Soverato, in provincia di Catanzaro, e in quel campeggio, “Le Giare”, travolto da un’alluvione la notte tra il 9 e il 10 settembre del 2000, e “Il festival a casa del boss”, e ancora abile curatore della trasmissione radiofonica “Tre Parole Fuori dal Vulcano”, in onda su Radio Rai, collaboratore in passato anche con il Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’organizzazione di eventi; appena pochi giorni fa, il 27 aprile, aveva pubblicato su Facebook una foto senza casco in cui esultava: “Da oggi senza casco, con ossigeno e sulla poltrona”, suo ultimo messaggio, prima che le condizioni si aggravassero irreversibilmente. Pietro ha scelto una data particolare per andar via, il 6 maggio, il giorno dei funerali del Grande Torino, degli Invincibili, ai quali, insieme a Jvan Sica, dedicò un’antologia per eternare l’epopea di quell’undici eroico, simbolo indiscusso di uno sport romantico (non solo il calcio), cui Pietro credeva e che oggi non esiste più, frantumato, oscurato “dalla turba al vil guadagno intesa” – per dirla col Petrarca dei Sonetti – per raccontarla ai giovani, cercando di consegnare alle giovani generazioni, quel modo di vita e di pensare, patrimonio tutto italiano, e la vigilia della partita di una Salernitana, che sente forte e inebriante il profumo della serie A. Tifoso della squadra cittadina, le ha dedicato “Salernitana 19:19 – Dalla D alla B alzando le Coppe”, un volume che racconta di una rinascita, di un nuovo inizio, che in soli 4 anni ha riportato la società granata appunto dai dilettanti dalla serie cadetta, con un percorso fantasioso di allegorie e metafore, regalando al lettore insegnamenti preziosi, sportivi e di vita, e la storia che porta allo stadio un tifoso cieco che non può vedere le magie dei suoi beniamini, ma può sentirle, perché non si vede che col cuore, e ancora “Guidaci ancora Ago”, dedicato alla figura di Agostino Di Bartolomei, dieci anni di vita calcistica, sociale e politica a Salerno, partendo dalle lunghe stagioni della Salernitana in serie C alle promozioni in Serie B e sullo sfondo i fatti più importanti: la caduta del Muro di Berlino, le stragi di mafia e Tangentopoli. Ma i volumi sportivi a firma di Pietro Nardiello, sono diversi, a cominciare da “Notti magiche”, un viaggio nel mondo del calcio, partendo dai singoli protagonisti fino ad ampliare l’orizzonte verso intere nazioni che, in questi undici uomini, si riconoscono, sul quel campo verde che diviene il campo di battaglia che, vero terreno di disputa, regala o sottrae gioie ai suoi guerrieri, e che è specchio della vita, o ancora “Interrompo dal San Paolo”, con quello “…scusa Ameri…” sinonimo dell’emozione contemporanea che scuoteva animi e passione dei tifosi dalle Alpi, al Tacco, alle Isole, attraverso l’urlo del gol che interrompeva il fluire ordinario della cronaca di un’altra partita e teneva gli ascoltatori in quei secondi d’attesa e d’emozione, per intuire quale squadra avesse segnato. Inondata la sua bacheca social di messaggi di cordoglio, di addio, di amicizia, per la famiglia, tra cui quello della Salernitana e del Sindaco Vincenzo Napoli che scrive: “Addio a Pietro Nardiello, giornalista e scrittore appassionato di Salerno. Ha raccontato con passione e competenza della Salernitana e di Salerno con articoli e pubblicazioni sempre molto apprezzati. La tua morte prematura addolora la nostra comunità che ti porterà sempre nel cuore. Un abbraccio fortissimo ai familiari”. Pietro Nardiello è stato ospite prestigioso anche delle colonne di questo quotidiano. Suo il premio dedicato a Zaccaria Tartarone per il giornalismo sportivo, mio, il personale il piacere di essere stati insieme al Vestuti a ricordare gli Invincibili. Superga, il Grande Torino, Zac, la Salernitana, il dolore per una separazione inattesa e inumana, magari oggi l’esplosione della gioia per l’agognata conquista granata della serie A, coincidenze che ci fanno pensare al nostro amico Pietro Nardiello e al messaggio racchiuso nei suoi libri, ovvero che la passione non è la cecità di lasciarsi prendere da un’urgenza, ma pathire, cioè vivere profondamente e dare spessore alla storia, poichè l’uomo è libero e vive in quanto trascende con il proprio pensiero la stessa vita immediatamente vissuta, quando pensa la Vita.