Non violentò la cognata e, soprattutto, non la indusse al suicidio. I giudici della Corte d’Appello del Tribunale di Salerno hanno demolito la sentenza di primo grado. Singh Rajwinder era stato condannato a sei anni e otto mesi in primo grado. La moglie Kaur Sunkhinper, invece, fu condannata a due anni e sei mesi di reclusione. I giudici hanno dichiarato il non luogo a procedere nei confronti degli imputati perché il fatto non sussiste. Inoltre è stato dichiarato il non luogo a procedere perché l’azione penale non doveva essere promossa. Accolto in toto il ricorso presentato dall’avvocato Orazio Tedesco. I giudici della Corte d’Appello hanno revocato le statuizioni civili emesse in favore civile Sing ed ha rigettato la richiesta di dissequestro e di restituzione presentata dalla parte civile. Inoltre è stata dichiarata estinta la misura cautelare in danno di Singh RajwinderIl e ne dichiara l’immediata remissione in libertà. Il quarantunenne commerciante indiano era detenuto presso il carcere di Vallo della Lucania. RajwinderIl era accusato di aver violentato la cognata, 32 anni, in dolce attesa che poi si suicidò. Sul capo dell’uomo pende l’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia mentre cade l’ipotesi d’accusa di istigazione al suicidio. . La giovane si era tolta la vita il 18 gennaio dello scorso anno, al settimo mese di gravidanza, lanciandosi dalla finestra della sua abitazione ospite, insieme al marito, della sorella e di suo cognato. Dalle indagini eraemerso che la vittima era stata vessata e più volte il cognato aveva abusato della donna, nonostante la gravidanza e gli abusi sessuali erano stati ripresi con l’obiettivo di ricattare la donna. La vittima temeva che le immagini potessero arrivare in India ed essere visti dai familiari e così si sentiva costretta a soddisfare il cognato. La mattina del suicidio c’era stata una violenta lite in famiglia.
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