di Monica De Santis
Un’area per la somministrazione di cibi e bevande concessa a un parente del consigliere comunale, invece che all’imprenditore che aveva diritto alla proroga della concessione alla luce delle norme Covid. E’ stata questa vicenda a far finire agli arresti domiciliari Francesco Falcone, ex presidente del consiglio comunale di Battipaglia, nella prima giunta Francese ed attualmente consigliere comunale. Ad emettere l’ordinanza di arresti domiciliari è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno a seguito delle indagini della Procura di Salerno. Falcone all’epoca dei fatti che gli vengono contestati era appunto, presidente del Consiglio comunale battipagliese. Falcone è indagato per il reato di tentata concussione. Tutto è partito da una serie di controlli che i finanzieri della tenenza di Battipaglia hanno effettuato sul territorio. Controlli che hanno riguardato un operatore commerciale itinerante. I finanzieri dovevano accertare la regolare occupazione dell’area di suolo pubblico presso la quale lo stesso esercitava l’attività. Gli episodi al centro delle indagini riguardano il provvedimento concessorio relativo all’occupazione di suolo pubblico del posteggio fuori dal mercato in via Belvedere, diventato oggetto di contesa tra due cittadini, entrambi commercianti ed entrambi interessati a beneficiare dell’autorizzazione comunale per esercitare l’attività di somministrazione al pubblico di cibi e bevande. Secondo quanto ricostruito, un dirigente comunale, dietro pressioni esercitate da Falcone, con un nuovo provvedimento amministrativo avrebbe concesso la stessa area a un parente dell’indagato, nonostante fosse stata presentata dall’imprenditore primo assegnatario una richiesta di proroga della concessione avanzata, istanza che avrebbe dovuto essere accolta in ragione della normativa emergenziale vigente a causa dello stato di pandemia da Covid-19. Successivamente, sarebbero stati disposti, in concorso con due ufficiali della Polizia locale (di cui uno ora in pensione), ripetuti controlli nei confronti del ritenuto legittimo assegnatario della concessione, al fine di indurlo ad abbandonare l’area assegnatagli. Secondo quanto ritenuto dal giudice, evidentemente allo stato delle indagini ancora in corso, l’iter amministrativo e gli accadimenti fattuali che hanno scandito tale contrasto, pure al concernenti interessi economici di contenuta rilevanza, hanno di svelato una progressione criminosa sviluppatasi, come evidenziato nelle provvisorie contestazioni, attraverso la perpetrazione di plurime condotte integranti i reati di abuso di ufficio e tentata concussione, coinvolgendo a vario titolo, l’operato di pubblici amministratori e funzionari, uomini politici ed appartenenti alle forze dell’ordine, accusati di aver agito in concorso per il perseguimento di fini preferenziali estranei ai pubblici interessi.