La Regione Campania ha premiato il Festival Nazionale delle Bande che la passione del sindaco Cono D’ Elia porta avanti da ben venti anni
Di OLGA CHIEFFI
Meriterebbe una cassa armonica fissa la piazza di Sicilì, come quella appena restaurata che impreziosisce la Villa Comunale di Napoli, sul cui podio saliva Raffaele Caravaglios o, quella celebre di Acquaviva delle Fonti, per non far più commuovere il Sindaco Cono D’Elia, che a conclusione del concerto di fine agosto, pensa che rivedrà le luci colorate dell’architettura lignea salentina, solo l’anno successivo. Di anno in anno, di formazione in formazione si è giunti, insieme, alla XX edizione del Festival Nazionale delle Bande, che ha resistito per lungo tempo, unicamente grazie alla passione del Sindaco Cono D’Elia che ha tenacemente investito, per diversi anni, quel che poteva, in un solo concerto, di buon livello, per ritornare oggi, dopo i fasti di inizio millennio, alle quattro giornate dedicate alla banda, festeggiando, così, il ventennale con un onorevole contributo della Regione Campania, che ha creduto questa estate, fortemente nel turismo della nostra provincia, distribuendo finanziamenti a pioggia tra Vallo del Diano e Cilento. E’ cambiata la piazza in questi due decenni, dominata com’era da un noce centenario che, illuminato, faceva da naturale cassa armonica con i suoi rami, trattenendo il racconto della musica e dei suoi strumentisti, storie di un’umanità in viaggio a servizio dell’arte, uno spazio, animato dallo sguardo affettuoso e attento del pointer Alfonso, e da un’intera popolazione che ha sempre vissuto la sua conchiglia quale novella agorà, e che oggi forse finalmente comincia a toccare con mano la testardaggine della difesa delle proprie tradizioni. Il festival ha avuto un suo prestigioso prologo il 12 agosto con l’esibizione, in occasione della festa di San Teodoro, della formazione di Conversano dedicata a Giuseppe Piantoni, degli amici di sempre Enzo Blaco e Susanna Pescetti, per poi aprire ufficialmente il 22 agosto con l’esibizione della Banda Giuseppe Verdi di Caselle in Pittari, diretta da Antonio Pisano e la formazione di Gioia del Colle, guidata da Rocco Eletto. Giovedì si è svolto l’evento clou della rassegna, che ha salutato ancora una doppia performance con la banda di Bracigliano diretta da uno spumeggiante Carmine Santaniello, neo-direttore del Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli e dalla Banda Musicale Città di Agropoli, agli ordini della bacchetta di Nicola Pellegrino. La serata è stata inaugurata dalla formazione di Bracigliano, che ha lanciato sul piatto la marcia sinfonica di grande tradizione Ninì Capricciosa di Ernesto Abbate, seguita da un brano di non facile ascolto, il Boris Godunov di Modest Petrovic Musogskij misurato, senza affondi apocalittici, felice nell’ampio e sciolto fraseggiare “alla russa”, prezioso in qualche rara, più dispiegata ariosità, nella resa in formazione dei colori musicali originali della partitura musorgskijana, tanto originalmente graduati. Cambio di bacchetta ed ecco Nicola Pellegrino e la sua formazione per attaccare Echi del Cilento, una marcia firmata da Franco Cardaropoli, che ha ispirato anche il titolo anche dell’ultimo progetto discografico della banda che raccoglie in un cd, marce sinfoniche composte da autori cilentani. Ancora armonie storiche, con un florilegio di pagine sinfoniche trascritte da Nicola Centofanti, una rassegna di amatissimi quadri, inaugurati proprio dalla maestosità della Grande porta di Kiev, ad una Notte sul monte Calvo, la virtuosistica Sherazade, le Danze polovesiane del Principe Igor, tutte gemme della scuola nazionale rissa, sino alla marcia nuziale da Ein Sommernachtstraum di Mendelssohn, e ancora Danza macabra, il Bolero, la Danza delle sciabole, la Sinfonia n°40 di Mozart, l’Inno alla gioia. E’ così che Nicola Pellegrino ha dischiuso al pubblico l’immaginario paesistico, l’oscura inquietitudine della mente, le difficili richieste dell’amore, la vorticosa attrazione per il vuoto, con gesto sicuro. Ancora un cambio, e la formazione di Bracigliano ha presentato i propri valenti solisti, sulle note del Trovatore, il flicornino Michele Travaglia, il flicorno soprano di Vincenzo Riccio, che ha schizzato un’Azucena bistrata di fuliggine, allucinata nella canzone “Stride la vampa”, cupa, disperata ossessiva nel suo racconto, l’eccellente flicorno tenore di Antonio De Simone, suoi i chiari bagliori in “Di quella pira” vorticosa, il flicorno baritono di Giovanni Di Lorenzo. Ultimo cambio per Agropoli che ha proposto Un palco all’Opera, affidato per intero al flicornino di Antonio Fedullo, il flicorno soprano di Francesco Trenga, quello tenore di Michele Bianco e il baritono di Antonio Vece. Sul palco si sono così materializzate Carmen, Violetta, Giorgio Germont, il Duca di Mantova, Tosca e Mario Cavaradossi, Norma, Figaro e Calaf, i quali ci hanno regalato una pantografia musicale, con gli incendi convulsi e le sfibratezze necessarie ad infiammare pubblico e palcoscenico, sino allo sfarzo della Turandot pucciniana. Finale tra gli applausi con due gemme del repertorio marciabile “A tubo” e “Vette d’Abruzzo”, che hanno visto le due formazioni al centro della piazza suonare insieme, dominate dalla danza dei piatti di Nicola Montefusco. La rassegna è continuata il 26 agosto in occasione delle festività patronali di San Demetrio, a Morigerati, con la Banda di Squinzano, mentre stasera sarà l’Orchestra di Fiati del Cilento, agli ordini di Leo Capezzuto a concludere il festival nella stessa cornice del comune cilentano.