Di Olga Chieffi
“Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.
Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;…..” (G.Pascoli)
Procede con unanime consenso il cartellone del Natale a Ravello, che giungerà domani sera nella cornice del Duomo di Scala di Ravello suo quarto appuntamento, Domani sera, alle ore 19, la Fondazione Ravello, proporrà la magia delle zampogne e delle ciaramelle, unite ai canti della Novena di Natale interpretati dalla affascinante voce cantattoriale di Peppe Servillo e dai suoni di Ambrogio Sparagna. Sant’Alfonso Maria de Liguori, dottore della Chiesa Cattolica, fu un eccelso teologo dalle sorprendenti doti artistiche e un missionario. Attento osservatore della sua epoca, che vide il trionfo dell’Illuminismo, comprese la necessità di dare un nuovo impulso all’apostolato cattolico per combattere la corruzione morale e le filosofie atee. Fin dai primi anni di sacerdozio, infatti, insegnò ai più umili le verità cristiane e i confratelli della Congregazione del Santissimo Redentore, memori del suo esempio, continuarono la sua missione apostolica in tutto il mondo. La pedagogia di Sant’Alfonso, centrata sull’educazione cristiana delle classi sociali più povere, fa largo uso della poesia e della musica popolare per raccontare la vita di Gesù, facilitando così l’evangelizzazione. Vangelo e musica. Sant’Alfonso Maria de Liguori è il compositore della celebre canzone natalizia Tu scendi dalle stelle, scritta nel dicembre 1754 a Nola, in provincia di Napoli. La sua produzione musicale annovera in totale 45 brani, raccolti per lo più nelle Canzoncine Spirituali (1732). Il Liguori dedicò al Natale cinque componimenti, testimoniando così un profondo legame con la Natività: Gesù Bambino nel presepe, Al divino Bambinello, Fermarono i cieli, Quando nascette ninno, Gesù Cristo peccerillo. In queste composizioni Sant’Alfonso palesa la sua solida e sincera fede in Gesù e mostra tutta la sua gioia e la sua umiltà di fronte al Natale, quando Dio si fece uomo per salvare l’umanità. Gli stessi sentimenti sono espressi in tutte le sue «canzoncine», vere e proprie proposte pastorali per educare i fedeli. Il Liguori le componeva personalmente e le cantava durante le sue prediche, coinvolgendo nelle esecuzioni quanti lo ascoltavano. Si racconta che numerosi popolani, dopo aver ascoltato i canti di Sant’Alfonso, erano soliti fare a pezzi gli strumenti musicali utilizzati per arrangiamenti e brani profani e lascivi. Gli insegnamenti cristiani, infatti, riuscivano a penetrare in profondità nelle menti dei fedeli, soprattutto di coloro che erano parchi di teologia. La tradizione canora popolare costituì un valido supporto agli sforzi missionari di Sant’Alfonso, consentendogli di parlare con semplicità di Dio, della Madonna, della misericordia divina e dei misteri della fede. Non si limitò a trattare i capisaldi del cattolicesimo, ma, in occasione delle principali ricorrenze liturgiche, compose alcune canzoni che misero in risalto il carattere religioso di tali celebrazioni, in particolare il Natale, la Pasqua e le feste mariane. Lo spettacolo “Fermarono i cieli” proporrà i più noti canti religiosi popolari ed altri appositamente composti da Ambrogio Sparagna affidandoli all’interpretazione originalissima di Peppe Servillo e alle voci e agli strumenti musicali della tradizione fra cui una zampogna gigante, un modello di straordinarie proporzioni, che verrà suonata da Marco Tomassi, diffusasi nel regno di Napoli a partire dalla fine del settecento proprio allo scopo di accompagnare il repertorio tipico delle canzoncine spirituali, e ancora, ciaramella, ghironda, torototela, con Erasmo Treglia e la zampogna melodica la seconda ciaramella, con Marco Iamele cui si aggiungerà la voce d’angelo di Annarita Colaianni. La serata è naturalmente inizierà con “Tu scendi dalle stelle”, e poi via un viaggio musicale per l’intero Centro Sud, con le sue cadenze, le sue credenze, il sacro e profano, e i ritmi allegri ad accompagnare le leggende, come quella dell’usignolo. E si, perché la pastorale di Alfonso ha un’anima di danza popolare, come del resto un po’ tutte. E’ noto che il diretto contatto col dio, nella tarantella, in epoca contro-riformista, fece abolire dalla Chiesa, quella particolare tradizione, una mescolanza di sacro e profano, di pagano e cristiano, di banchettare e danzare in chiesa dallo scoccare della Mezzanotte della notte di Natale, fino all’alba del giorno successivo, per celebrare il ritorno alla luce. E non è certamente un caso che le pastorali natalizie, quale è “Tu scendi dalle stelle”, “o Bambinello mio bellissimo” canzone d’entrata di Peppe Servillo, presentino cadenze ritmiche più prossime alla danza che al canto liturgico. Nell’abituale eclettismo della Chiesa, rientrano anche le pastorali, che per continuare ad attirare i fedeli alle funzioni, vennero trasformate nelle cantate barocche, che conservano lo stesso impianto ritmico della pastorale e, quindi, della tarantella e qui il cerchio si chiude. D’altra parte Sant’Alfonso, in cui tutti i linguaggi, del presente e del passato, del dotto e dell’uomo, del nobile e del poverello si sposano, un’epifania, come quella della morte di Luca Cupiello, in cui tutto diventa chiaro e intelligibile, operava per lo più nel mercato e nel lavinaro di Napoli. Un concerto, forse, in cui il pubblico toccherà con mano, questo bell’esempio di come si possa recuperare la cultura popolare proponendola nella veste originale ma, al contempo, con un arrangiamento brillante, vivo, affascinante, mai ridondante ma sempre attento all’aspetto filologico per rendere i brani con il giusto pathos, e riuscire ancora a “contagiare”, stavolta la gioia.