
Egregio Direttore,
ho letto l’articolo pubblicato il 22 marzo U.S. sul sito www.cronachesalerno.it a firma di Antonio Manzo, intitolato “Fallimenti e riciclaggio denaro, la parola a commercialisti e avvocati riuniti in associazione”, in particolare quella parte del contributo nel quale è stato scritto che “se un magistrato volenteroso a Vallo della Lucania, senza alcun intento inquisitorio ma solo conoscitivo, volesse capire i meccanismi fraudolenti dei clan della camorra che riciclano capitali sporchi in alberghi, ville, immobili, potrebbe presentarsi il 4 giugno prossimo al corso di alta formazione per la conferma dell’iscrizione nell’elenco dei professionisti delegati alle vendite immobiliari e fallimentari. Cioè a quei professionisti avvocati, ingegneri, e commercialisti del circondario dello stesso Tribunale di Vallo della Lucania che operano nelle esecuzioni forzate, nelle procedure concorsuali, nelle crisi di impresa e di insolvenza. Si sono riuniti in associazione. Hanno sede a Torchiara paese noto del Cilento”. Le evidenzio che il corso di alta formazione richiamato nell’articolo di Antonio Manzo è un corso per il mantenimento dell’iscrizione dei professionisti delegati alle vendite negli elenchi di cui all’art. 179 – ter disp. att. c.p.c., co-organizzato dall’Associazione nazionale di Coordinamento Delegati e Custodi (A.C.D.C.), della quale sono il Presidente, dalla Rivista telematica dell’Esecuzione Forzata “In-Executivis” e dai Consigli dell’Ordine degli Avvocati di Parma, Vercelli, Lecce, Vallo della Lucania, Cosenza e Messina, questi ultimi per delega del Consiglio Nazionale Forense. Il corso, della durata di sei giornate, farà tappa anche a Vallo della Lucania, ospite di “Assocrisi Cilento – custodi e professionisti delegati Tribunale di Vallo della Lucania”, che costituisce sezione territoriale di A.C.D.C. Ritengo denigratorie, non veritiere e per questo diffamatorie le gravi espressioni usate dall’Autore all’indirizzo della Associazione nazionale di Coordinamento Delegati e Custodi e della sua articolazione territoriale di Vallo della Lucania, la quale è stata ingiustamente apostrofata quale “associazione di custodi giudiziari e curatori fallimentari che prendono nelle grinfie gli esecutati” e dalle cui attività formative, in particolare il corso che inizierà fra poche settimane, dovrebbe essere possibile “capire i meccanismi fraudolenti dei clan della camorra che riciclano capitali sporchi in alberghi, ville, immobili”. L’Associazione nazionale di Coordinamento Delegati e Custodi, della quale fa parte la Sezione di Vallo della Lucania, è una associazione culturale costituita nell’aprile dell’anno 2020 e composta oggi da n. 1853 associati, iscritti in quarantasei sezioni territoriali rappresentative di diciotto Distretti di Corte d’Appello, che si prefigge -fra altri obiettivi meglio descritti nello statuto che Le allego e che invito il Suo cronista a leggere perché si documenti meglio prima far pubblicare articoli del genere- di condividere, approfondire e migliorare il delicato ruolo del professionista delegato alla vendita e del custode giudiziario. A.C.D.C., con le sue sezioni territoriali, è composta da Avvocati, Dottori e Ragionieri Commercialisti e Notai, i quali in forma associativa condividono le idee e l’aggiornamento professionale, ma poi sul territorio operano singolarmente e nel rispetto delle indicazioni dei Magistrati che li nominano. Nella loro veste di ausiliari del giudice i delegati alle vendite ed i custodi giudiziari operano nell’interesse esclusivo della Giustizia e quindi anche del debitore esecutato, così svolgendo un ruolo imprescindibile nel meccanismo di efficientamento del processo esecutivo, che è cosa ben diversa dal portare gli esecutati “di fronte a giudici alle prime armi che fanno statistiche per la velocità con cui chiudono le procedure con tanto di cappello della legalità”. Disapprovo il tentativo, che si ricava dall’articolo, di voler dare al lettore una visione distorta dell’ausiliario del giudice, evidentemente mosso dal deprecabile fine di insinuare l’esistenza di meccanismi collusivi fra Magistrati, Avvocati e Commercialisti, che in mancanza di elementi certi, sulla base dei quali si possano muovere specifici rilievi all’indirizzo dei singoli, costituiscono congetture e gettano solo discredito in modo generalizzato e senza contraddittorio su centinaia di Magistrati e su migliaia di ausiliari onesti, i quali lavorano con abnegazione, in modo professionale, leale ed etico.