di Monica De Santis
Si sono ritrovati ieri mattina in piazza Amendola, per una manifestazione di protesta pacifica di protesta dei lavoratori migranti e delle badanti. I lavoratori, accompagnati dalla Usb, Federazione del Sociale di Salerno, hanno manifestato per chiedere l’immediata applicazione dei decreti legge 34 e 130 e la regolarizzazione di chi è in possesso di tutti i requisiti richiesti dalla norme vigenti. Davide Trezza, responsabile dell’organizzazione sindacale territoriale, spiega che “solo da questa provincia sono partite 6mila domande dopo i decreti legge 34 e 130 del 2020”.
Intanto, “l’analisi delle domande è ancora ferma dopo otto e dodici mesi, a seconda del decreto legge emanato, e i lavoratori si ritrovano con un esborso che va dai 600 a oltre mille euro per la domanda e nessun diritto. Restano invisibili, nonostante portino avanti interi comparti come quello agricolo o il lavoro di cura. Non hanno diritti, sono ricattabili e soggetti a uno sfruttamento assolutamente fuori da ogni mondo che dovrebbe definirsi civile. Questa mancata regolarizzazione mantiene sotto ricatto migliaia di lavoratori, impossibilitati a far valere i propri diritti sul posto di lavoro, ed impedisce di rivolgersi al sistema sanitario in una fase così drammatica a causa della pandemia. Questa condizione favorisce il mancato rispetto di ogni forma di sicurezza sul lavoro e il riproporsi di tragedie, con decine di lavoratori stranieri morti per andare al lavoro con mezzi insicuri o nelle proprie dimore di fortuna”. Davide Trezza spiega inoltre che in tutto in Italia sono state presentata 207 domande, di queste 627mila in provincia di Salerno e sono al 99% tutti impiegati nel comparto agricolo e badanti. Nello specifico nel salernitano la maggioranza delle domande viene proprio dalle badanti, anche se ieri mattina in piazza a protestare erano molto poche visto che non potevano lasciare gli anziani che accudiscono, come spiega la signora Anna, ucraina in Italia da due anni… “Ho lasciato mia figlia insieme con i miei genitori ed ora sono qui in Italia senza alcun sostegno, non ho diritto neanche all’assistenza sanitaria. A febbraio sono stata male e non ho potuto usufruire delle cure necessarie”. Una rappresentanza dei manifestanti, accompagnati da Trezza è poi salito in prefettura, dove ha incontrato un delegato del Prefetto. Al termine del incontro, i manifestanti, non soddisfatti hanno affermato che proseguiranno ancora i loro presidi fino a quando la loro voce non sarà ascoltata. “È importante fare il massimo sforzo per costruire un percorso unitario che porti a moltiplicare le iniziative, fino a riuscire ad ottenere, ciò che ci è stato promesso e che è un nostro diritto di lavoratori” hanno detto al termine della manifestazione alcuni dei partecipanti.