di Andrea Orza
Vaccinazioni, il Governo propone nuove soluzioni. Stavolta sono i farmacisti ad essere protagonisti nella missione vaccinale anti-Covid-19. Sarà possibile somministrare il vaccino in spazi tanto ristretti? Come risponde l’ordine dei farmacisti alle ultime intenzioni del Governo senza ancora un’organizzazione adeguata di sostegno? La dottoressa Gerardina Chiancone, farmacista presso la “Farmacia Verdi” risponde all’exploit mediatico degli ultimi giorni e spera con premura materna in un programma di reclutamento per sè e per i colleghi del suo ordinamento. “In proposito della “tempesta Astra-Zeneca”, come farmacista e appassionata della scienza tengo a precisare che gli effetti collaterali risultano per molti dei medicinali in uso comune ma non per questo bisogna tirarsi indietro e rifiutare di fare il vaccino seguendo i moti disfattisti “NO-VAX”. Ancora non abbiamo avuto direttive precise ma credo che sia più giusto che ci reclutino, permettendo anche a noi di fare le vaccinazioni ma in spazi adibiti e con un personale medico sanitario in grado di intervenire in caso di shock anafilattico e pronto a soccorrere i pazienti per qualsiasi emergenza. Non mi rifiuterei mai di vaccinare qualora dovessero chiamarmi, perché è mio compito ma non è possibile compiere queste azioni mediche in farmacia.” Ma in che modo si potranno riorganizzare le strutture? La parola al dottor Francesco Nastri direttore della “Farmacia Nastri” e confidente affezionato per le persone del suo quartiere. “Certo il progetto che per adesso è ancora da definire sarà fattibile solo quando si disporrà di condizioni sicure a tutela della salute del singolo. Bisogna riuscire a regolamentare gli spazi per proteggere i cittadini. Approfittare delle belle giornate per somministrare i vaccini anche negli spazi aperti o come altri propongono anche nei cinema ormai chiusi, ad oggi abbiamo molte strutture disponibili. Rispetto ai vaccini, ritengo che sia dovere farli perché ad oggi sembra l’unica soluzione disponibile per uscire dal tunnel Covid-19. D’altra parte nei Paesi in cui gran parte della popolazione ha effettuato il ciclo vaccinale, il tasso di mortalità è considerevolmente diminuito. Sono i numeri che parlano in questo caso. I dati descrivono ancor meglio l’efficacia del prodotto, anche se i media continuano a confondere le idee con messaggi terrorizzanti.” Anche il programma più ingegnoso oggi sembra avere dei limiti spigolosi ad interrompere il suo regolare corso. C’è chi per natura osserva le ultime notizie con attenzione chirurgica se non altro per prevenire che siano solo chiacchiere al vento. Paolo Aiello, farmacista presso la “Farmacia Aiello” ci illustra “i contro” perché a pensar mal a volte s’indovina. “Come anche i miei colleghi sostengono, il problema non è “iniettare il vaccino”, ma bisogna essere preparati al peggio e quindi sarebbe ragionevole disporre di un team di professionisti che in caso di shock anafilattico possano venire in aiuto immediatamente. Inoltre lo spazio della farmacia non è sufficiente, e verrebbero a crearsi delle file chilometriche per il pubblico che viene a comprare le sue medicine. Spero che queste considerazioni accompagnino una riflessione sul ruolo civile del farmacista. Non ci siamo mai fermati nell’ultimo anno, abbiamo lottato in trincea spesso mettendo anche in pericolo la nostra salute per il bene comune e questo ci fa onore. La figura del farmacista dopo i trascorsi recenti, sta evolvendosi verso nuove responsabilità pur mantenendo la cura tradizionale per il cliente che per noi è anzitutto una persona e che quindi va protetta.”