di Andrea Pellegrino
Frenano bruscamente i Cinque Stelle: «Nessuna abolizione delle preferenze, sarebbe come introdurre un porcellum a livello locale». Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, mette le cose in chiaro: «In primo luogo non compete allo Stato intervenire in materia di leggi elettorali regionali. In secondo luogo – spiega ancora – non e’ possibile modificare la legge elettorale per i Comuni in sede di conversione del decreto che sposta gli appuntamenti elettorali, sfruttando l’emergenza sanitaria per spregiudicate manovre di potere ai danni dei cittadini». E poi D’Incà aggiunge: «Nel merito, non sono affatto favorevole a privare i cittadini del potere di scegliere i propri rappresentanti nei Consigli regionali e comunali. Sarebbe come introdurre dei piccoli ‘porcellum’ a livello locale. L’emergenza – conclude – non puo’ assolutamente giustificare un simile obbrobrio antidemocratico». Sulle elezioni e sulla modifica del sistema elettorale è intervenuto, criticamente, anche Clemente Mastella: «Se è dubbio che il Governo possa decidere sulla data di svolgimento, è di certo incostituzionale l’entrata a gamba tesa in una vicenda: il sistema elettorale, che è prerogativa esclusiva delle Regioni». «L’alibi della situazione sanitaria – aggiunge Mastella – non può portare ad un’indebita intromissione. E’ un aspetto che, per favorire partiti in difficoltà, utilizza forme improprie di incursioni che provocano ulteriori fratture costituzionali. Il problema è se votare e quando, non l’eliminazione della preferenza. La campagna elettorale comunque sarà difficile, sia con le preferenze che senza. Un’idea inaccettabile e senza serie basi giuridiche», conclude Mastella.