Mi piace sognare, come dice Vecchioni nella sua bella canzone “sogna ragazzo sogna”, che lo Stato possa offrire servizi dignitosi ed efficienti a tutti cittadini,
Di Tommaso D’Amaro
In questi giorni difficili, se mettiamo da parte le frivolezze e gli svaghi e ci fermiamo a riflettere, anche solo per un momento, ci rendiamo conto che noi giovani abbiamo dinanzi un futuro veramente difficile. Il nostro Paese è dilaniato da un nemico invisibile, la grande pandemia del XXI secolo, che non solo ha provocato morte e dolore, ma ha portato, a livello mondiale, grosse crisi economiche, culturali, oltre che spiacevoli divisioni sociali e territoriali. Oggi il nostro Stato è in ginocchio, la crisi finanziaria ha provocato e sta ancora causando tanta povertà e tanta disoccupazione. Io solo quest’anno, e in prossimità del primo Maggio, festa dei lavoratori, mi accorgo di quanto questa giornata sia stata solenne ed importante nella storia, anche se purtroppo quest’anno ci sarà ben poco da festeggiare. Il mio pensiero va a tutte quelle persone che per le ragioni più disparate non hanno la fortuna di avere un posto fisso, che non hanno una scrivania dove sedersi per esercitare la professione, che non sono proprietari di aziende. Mi riferisco, in particolare, a quei piccoli commercianti che hanno subito danni enormi e che probabilmente non saranno più in grado di riprendere la loro attività. Mi riferisco anche al lavoro sommerso, a tutti quei lavoratori che ogni giorno sbarcavano il lunario, che purtroppo sono stati fermi per tanto tempo e ora non sanno ancora cosa li attende alla ripresa. A queste persone il virus ha tolto tutto, anche la dignità, costretti a chiedere sussidi allo Stato, anche alimentari, per poter sostenere le proprie famiglie. Allora rileggo il primo articolo della Nostra Costituzione che recita “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” e mi chiedo: se il lavoro è un diritto per ogni cittadino, perché accade tutto questo? Forse semplicisticamente perché i nostri governanti per troppi anni hanno perso di vista il popolo, le famiglie, le scuole, tutto è stato purtroppo concentrato solo su interessi e tornaconti personali. Sembra che intorno a noi ci sia buio totale. Improvvisamente anche a noi ragazzi sono state affidate grosse responsabilità, cui non eravamo preparati: abbiamo dovuto rinunciare al contatto umano con le persone che amiamo, non abbiamo potuto più frequentare la scuola, ma ci siamo dovuti adattare ad una didattica a distanza dove manca lo sguardo attento ed il contatto umano con i professori che il più delle volte ci leggevano dentro e ci guidavano se stavamo sbagliando. Ed è proprio dalla scuola che noi giovani dobbiamo ripartire, più forti e motivati, dobbiamo guardare il prossimo futuro con occhi speranzosi e fiduciosi, sono certo che ce la faremo, che riusciremo a risollevarci con l’impegno congiunto di tutti noi. Auspico anche un intervento dello Stato, non solo assistenziale, ma capace di reindustrializzare il Nostro Paese, in modo da creare nuovi posti di lavoro, per farci spazio grazie alla professionalità e alla meritocrazia. Spero in una ripresa che non sia solo economica, ma anche culturale. Mi piace sognare, come dice Vecchioni nella sua bella canzone “sogna ragazzo sogna”, che lo Stato possa offrire servizi dignitosi ed efficienti a tutti cittadini, una buona assistenza sanitaria per tutti, con strutture ospedaliere ben distribuite su tutto il territorio, trasporti veloci e puntuali, una giustizia efficace e più celere, aiuti e assistenza alle persone più povere e bisognose. Tutto questo è possibile? Io voglio crederci, perché sono un ragazzo con mille aspettative che sogna un futuro diverso e soprattutto spera di poter contribuire attivamente a tutti questi cambiamenti.