Mi piace pensare che il lavorare renda uomini, ma anche individui liberi, un pensiero questo che, certo, ci riporta con la memoria a un motto ben più tristemente noto, figlio di contesti e tempi storici tragici
Di Mattia Vaiano
1 maggio 2020, momento della celebrazione della lotta per il lavoro e tempo dell’isolamento da covid19. Questa festa è celebrata in molti paesi del mondo che onorano i lavoratori che ogni giorno favoriscono la crescita economica del proprio paese. Il lavoro è una meccanica di esistenza; esso rende libero l’uomo dalla povertà con cui nasce e spesso convive. Ciò che spinge a lavorare è sicuramente il diritto a una vita indipendente, una vita in cui anche i più semplici bisogni sono soddisfatti grazie al proprio impegno. La maggior parte dei lavoratori , per fortuna, ha, da più di qualche decennio, veduto riconosciuti i propri diritti. Finalmente un “signorotto” di azienda non può più ledere, impunemente, i diritti dei suoi dipendenti: sottopagarli e sfruttarli, facendoli lavorare più del dovuto e senza le più adeguate garanzie di sicurezza. Mi piace pensare che il lavorare renda uomini, ma anche individui liberi, un pensiero questo che, certo, ci riporta con la memoria a un motto ben più tristemente noto, figlio di contesti e tempi storici tragici, da ricordare come la più cruenta colpa di una parte dell’umanità dello scorso secolo. Considero il lavoro come il più grande gesto di volontà umana: molti popoli, che oggi vantano primati mondiali economici, hanno in passato fatto del lavoro il loro marchio di fabbrica. Spero che possa esserlo sempre di più anche per il mio Paese. Questa per me è una delle ricorrenze più importanti. Spero che questa mia riflessione piaccia ai lavoratori, perché è a tutti loro che la dedico.