Attività sospese al «Da Procida» di Salerno per consentire l’allestimento della struttura al centro per l’emergenza Coronavirus. La direzione del Ruggi d’Aragona ha disposto il trasferimento dei pazienti presso il proprio domicilio o in altre strutture sanitarie in grado di poter ospitare nuovi degenti. Il «Da Procida», dunque, diventa un Covid Hospital mentre si pensa alla realizzazione di un reparto di terapia subintensiva. Intanto è stata istituita una task force all’interno dell’azienda ospedaliera universitaria “Ruggi d’Aragona” mentre si valuta l’utilizzo anche del plesso di Curteri di Mercato San Severino. Ma anche l’Asl di Salerno ha previsto i suoi Covid Hospital. Tra questi c’è il presidio ospedaliero di Scafati. «È stata già prevista – si legge in una nota dell’azienda sanitaria – la partecipazione delle strutture accreditate, e per questo è già stata verificata la disponibilità con l’individuazione di posti letto dedicati, immediatamente operativi. Per
quanto concerne la possibilità di partecipazione all’organizzazione degli altri Presidi Ospedalieri, il piano di intervento per la gestione della problematica legata all’infezione da Covid- 19 prevede il coinvolgimento innanzitutto dei Presidi dotati di posti di Rianimazione già attivi, compreso l’ospedale di Agropoli». Intanto è polemica ad Eboli per la scelta dell’Asl di utilizzare la rianimazione
dell’ospedale per i casi di Coronavirus. Il sindacato degli infermieri ha chiesto la revoca della disposizione del direttore generale dell’Asl di Salerno. «Quali siano stati i criteri di scelta che hanno indotto alla scelta del plesso ospedaliero
di Eboli non è dato sapere – scrive Rolando Scotillo, segretario Fisi – avevamo proposto di individuare nel Po di Agropoli un centro esclusivo per il trattamento intensivo di pazienti risultati positivi al Coronavirus. Infatti, essendoci nello stesso presidio un laboratorio analisi funzionante, una radiologia con Tac ultimo modello funzionante e la possibilità di arrivare fino a 8 posti letto di rianimazione, in un ospedale tra i più nuovi ed inutilizzati dell’Asl e attrezzabile in pochissimo tempo, ben si poteva organizzare un polo per il trattamento della patologia di che trattasi. E invece no, dopo il furto di 400 posti letto nell’area della Valle del Sele e del Calore previsto dal piano ospedaliero campano per indice di abitanti e piano d’ambito sociale, ora il furto definitivo: chiuse tutte le attività di elezione ed ambulatoriali nel plesso Maria Ss.
Addolorata di Eboli, chiusi i ricoveri ed individuazione dello stesso plesso come centro riferimento per il coronavirus. Bloccare tutte le attività di un ospedale dove sono concentrate molte specialistiche anche a carattere unico aziendale e che serve un bacino di utenza di 300.000 abitanti è da criminali. La lista d’attesa diventerebbe ingestibile. Tanto più che la prevista ambulanza con barella ad alto contenimento che partirebbe da Sant’Arsenio per portare in rianimazione al primo piano il paziente trasferito e dove biancheria sporca, vitto e altro in maniera promiscua giungono a ben 3 piani dal plesso. Non ci sono le condizioni di idoneità sanitaria di edilizia sanitaria e di percorsi idonei per l’individuazione del plesso ospedaliero di Eboli per centro di riferimento su base provinciale del trattamento intensivo covid19».
Andrea Pellegrino