A pochi giorni dall’udienza del Tribunale del Riesame sul dissequestro dei cantieri dell’area che riguarda il Crescent progettato dall’architetto Ricardo Bofill, ma anche Piazza della Libertà, oggetto di indagini giudiziarie, abbiamo chiesto un parere sulla questione al Presidente dell’Ordine degli Architetti Maria Gabriella Alfano.
Presidente Maria Gabriella Alfano cosa pensa da architetto del caso Crescent?
Io ho deciso fin dall’inizio di esprimermi solo in qualità di Presidente dell’ordine che rappresento e posso dirle senza bisogno di smentita che innanzitutto noi come categoria siamo sempre favorevoli alla politiche di trasformazioni urbanistiche; tuttavia non abbiamo raggiunto finora un accordo sul Crescent, un parere concorde, una unanimità di considerazioni su questa opera e come tale in qualità di “portavoce” non posso esprimermi a nome di tutti in merito. Ciò che mi sento di affermare è che siamo tutti in attesa degli sviluppi successivi. Comunque alcuni fin dall’inizio hanno sostenuto che la costruzione avesse una mole eccessiva tale da creare un impatto così forte come edificio da alterare lo skyline di Salerno; altri sono stati d’accordo nel considerarlo il giusto coronamento, per così dire, di Piazza della Libertà. Ora arrivati a questo punto non possiamo che rimetterci nelle mani degli organi preposti a fare chiarezze su questioni controverse.
A proposito degli interventi della magistratura e delle azioni giudiziarie che l’hanno mossa che può dirci?
Anche qui preferirei non esprimermi se non per affermare che in generale, senza entrare nello specifico della questione, si dovrebbe evitare di arrivare, come spesso avviene in Italia, al punto in cui, nella costruzione di un’opera, le situazioni determinano incertezza per coloro che lavorano sia come tecnici che come imprese edili.
Ma qui gli interventi, nello specifico quelli del comitato No Crescent, sono avvenuti subito dopo la presentazione al pubblico del progetto in seguito al quale hanno chiesto chiarimenti a chi di dovere e non ricevendo risposta hanno dovuto procedere per via giudiziaria mentre i lavori già erano in corso.
Questo io non lo so, questa fase non l’ho seguita e avendo lavorato nel pubblico sono abituata a basarmi solo sulla testimonianza di carte e non di parole. Solo le carte possono essere decifrate.
Ma le carte ci sono.
Le dico che non lo so perché non le ho viste.
Quindi secondo lei se a lavori iniziati vengono fuori delle anomalie non si dovrebbe intervenire?
Assolutamente si, ma qui dobbiamo ancora aspettare di vedere cosa succede e noi siamo pienamente fiduciosi nell’operato della magistratura e della Soprintendenza. Ecco perché le dico che la fase è delicata. Quello che però voglio aggiungere e che se tutte le volte le anomalie devono essere rilevate per via giudiziaria a lavori già in corso vuol dire che c’è qualcosa che non va nella fase precedente. È nella fase di presentazione dei progetti che ci si deve esprimere, e lì che ci deve essere acquisizione dei pareri, e in quella fase che precede l’appalto dei lavori alle imprese che bisogna intervenire evitando che l’esecuzione dell’opera sia portata avanti.
Lucia D’Agostino