di Pina Ferro
Un debito non pagato fu la causa della rottura definitiva tra il collaboratore di giustizia Sabino De Maio e Roberto Benicchi. E’ quanto ha sottolineato ieri in aula lo stesso collaboratore. Il processo è quello relativo al blitz Italo che ha portato allo smantellamento delle piazze di spaccio nelle Piana del Sele e nei Picentini. Ieri pomeriggio, collegati in videoconferenza vi erano sia Sabino De Maio che Cosimo Podeia, altro collaboratore di giustizia i quali hanno risposto a tutte le domande del magistrato. Sabino De Maio ha raccontato di aver ripreso i rapporti con Benicchi per motivi legati esclusivamente alla cessione dello stupefacente e che quando si sono rincontrati per prendere accordi era in compagnia di Carmine Giuliano, anche egli vicino al clan Pecoraro – Renna. Successivamente, i rapporti tra Benicchi e De Maio si sarebbero interrotti nuovamente e definitivamente, così come lo stesso collaboratore ha affermato, a seguito della cessione a Benicchi di 50/100 grammi di cocaina che poi non furono mai pagati. Non si sarebbe mai interrotto, invece, il rapporto tra Roberto Benicchi e Bisogni. A detta di De Maio, Benicchi gli portava i soldi derivanti dalla spaccio che successivamente Bisogni divideva tra le famiglie. Sabino De Maio ha anche nuovamente sottolineato di aver sempre avuto rapporti con Sergio ed Enrico Bisogni e che la rottura con i gemelli è arrivata nel 2012 quando non gli diedero appoggio per la latitanza. A quel punto si creò la frattura che decretò la nascita di due gruppo rivali. Fu in questo periodo che De Maio provò ad uccidere i gemelli. A tale scopo De Maio commissionò a Guglielmo de Martino, che ben conosceva Sergio Bisogno, l’incarico di avvertirlo non appena Sergio Bisogni fosse uscito da casa. I rapporti esistenti tra Benicchi, De Maio e Sergio Bisogni sono stati confermati, in quanto ne era a conoscenza, da Cosimo Podeia, il quale ha anche sottolineato che Roberto Benicchi era alle dipendenze di Bisogni (all’interno dell’associazione aveva una posizione apicale) e per per ogni cosa doveva chiedere a lui l’autorizzazione.