Questa sera, alle ore 19, il teatro Nuovo di Salerno ospiterà “Un anno dopo”, pièce amaramente comica nell’ambito della rassegna Atelier
Di OLGA CHIEFFI
“Atelier – Spazioperformativo” a cura di Loredana Mutalipassi e Antonio Grimaldi, propone stasera alle ore 19, sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Salerno, “Un anno dopo”, un atto unico scritto da Tony Laudadio, con Arturo Scognamiglio ed Ettore Nigro, per la regia Andrea Renzi. Il racconto che si presenta sulla scena segue il percorso di vita dei due protagonisti lungo un arco di tempo che abbraccia trent’anni di convivenza lavorativa. Goffredo e Giacomo dividono l’ufficio fra stasi, noia e scambi di esperienze esistenziali riportate nel microcosmo quotidiano tra una mansione e l’altra. Una serie di sketch, uno per ogni anno, delinea la parabola di sviluppo delle vicende individuali. La struttura del testo è volutamente frammentaria e si traduce scenicamente in una serie di quadri che modellano le inclinazioni e le tappe fondamentali della vita dell’italiano medio, affrescate nella diversità dei due protagonisti: per uno il primo giorno a lavoro, il fidanzamento, l’adattamento alla stabilità e il matrimonio, i figli, il divorzio con conseguente giovanilismo di conquista, qualche problema giudiziario e ancora la volontà di cambiamento, di fuga dal provincialismo che non riesce a diventare scelta concreta, la malattia finale e la morte; per l’altro il vuoto di una vita ripetitiva, la convivenza regolare ma senza slanci con la sorella, l’assenza di pretese o aspirazioni con l’unica particolarità di un passatempo singolare ai limiti dell’assurdo ovvero «scrivere sinossi», piccoli racconti in forma contratta e dal contenuto paradossale che, privi di ispirazione, rispecchiano l’impossibilità di una chance di evoluzione. La pièce beneficia della brevità degli episodi e di una forma di comicità, o sarebbe meglio dire di sarcasmo, che fa della semplicità il punto di forza senza rinunciare a una certa arguzia nel tratteggio della situazione, inclemente e ironica allo stesso tempo. Insomma l’assenza di tensione alla stesura di un capolavoro e della sua prosopopea o la mancanza di esagerazioni di scavo iper-psicologico o di quella forma di fatuo intellettualismo a tutti i costi – tanto cara, seppur spesso poco chiara, a una parte delle rappresentazioni dei nostri giorni – diventano in questo caso efficacia scenica leggera ma non insensata. Uno è introverso e taciturno, scapolo e con l’hobby di scrivere sinossi; l’altro è espansivo e logorroico, donnaiolo irriducibile, infine accasato. Uno è tranquillo e senza ambizioni (ma, forse, con qualche scheletro nell’armadio), l’altro col desiderio sempre rimandato di andar via dalla provincia. Scrittura asciutta, serrata, arguta, divertente, che ricorda Beckett e Pinter, tragicomica a tratti, riesce a condensare temi che ci riguardano. E trovano nella messinscena un ritmo secco, dai tempi perfetti, brillante, restituendo un umanissimo ritratto, anche nella mimica dei due interpreti che ispirano simpatia e, a tratti, commuovono e faranno pensare ridendo. Dopo lo spettacolo, il Foyer ospiterà l’incontro con i protagonisti dello spettacolo, condotto eccezionalmente dal critico teatrale Gemma Criscuoli.