di Viviana De Vita
AGROPOLI. Ville, appartamenti, aziende, terreni e auto di grossa cilindrata. E’ scattata la confisca sul tesoro della nota famiglia di zingari dei Marotta finiti nel mirino del Procuratore aggiunto Antonio Centore che aveva chiesto l’applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale a carico dei 17 indagati. Il provvedimento è stato emesso ieri dalla sezione “Misure di prevenzione” del tribunale di Salerno (Presidente Allegro, a latere Pisapia e D’Avino) che, a scioglimento della camerale apertasi lo scorso febbraio, ha accolto quasi integralmente la tesi del magistrato accogliendo tutte le misure patrimoniali richieste e disponendo la misura di prevenzione a carico di undici su 17 indagati destinatari quasi tutti dell’obbligo di soggiorno per tre anni nel Comune di Agropoli (gli indagati erano assistiti dagli avvocati Marco Martello, Giuseppe Delle Monica, Pierluigi Spadafora, Sirignano e Oricchio). Tra i beni confiscati anche la nota azienda Agrilat. “Golden Hand” fu il nome dell’operazione messa a segno nel novembre 2012 dai militari del Gico del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e conclusasi con il sequestro di beni per un valore di 12 milioni di euro. Dalle indagini svolte dalla finanza è emerso che la banda operava intestazioni fittizie di beni acquistati con i proventi delle illecite attività. Il sodalizio, con a capo Vito Marotta e sua moglie Angelina Bevilacqua, era specializzato nei furti seriali all’interno delle gioiellerie, in genere commessi dalle donne della famiglia. Molti anche gli episodi di usura, estorsione, ricettazione e truffa. L’organizzazione aveva assunto nel tempo il controllo di attività economiche nel settore del commercio di autoveicoli, della gestione di bar e di centri commerciali. Gli accertamenti della Guardia di Finanza sono partiti dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, che indicavano il nucleo familiare come una vera e propria organizzazione ben strutturata e dedita alla commissione di furti e rapine in gioiellerie in tutta Italia. E sono stati sempre i pentiti ad indicare nelle donne il cardine del sistema. Questo è stato il punto di partenza per la complessa indagine portata avanti dai Gico, che attraverso investigazioni patrimoniali e bancarie, è arrivata a ricostruire non solo il patrimonio accumulato a loro intestato, ma anche quello fittiziamente riconducibile a figure cosiddette “teste di legno”. Soltanto al termine di questa difficile investigazione, la Procura ha disposto il sequestro precauzionale di tutti i beni mobili e immobili a loro intestati o riconducibili. Per la precisione si tratta di ben 19 immobili, tra i quali diversi appartamenti ad Agropoli, una villa a Padula, un appartamento a Capaccio; 17 terreni, 30 autovetture di grosse cilindrata (tra le quali Jaguar, Porsche, Mercedes, Audi, Bmw) e 3 locali commerciali del centro di Agropoli. Tra i beni sequestrati anche alcuni ad Aosta, Napoli e Torino.