Questa sera, alle ore 21, l’orchestra del teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno, diretta da Giovanni Rinaldi, omaggerà il Santo Patrono con l’esecuzione della VII di Beethoven, passando il testimone al soprano Nunzia De Falco e al tenore Salvatore De Crescenzo per un acquerello napoletano
Di OLGA CHIEFFI
Antonio Marzullo, segretario artistico del massimo cittadino ha sempre vissuto intensamente e in musica la festa di San Matteo. Quest’anno ha raccolto l’invito di Don Michele Pecoraro a partecipare al cartellone di eventi allestito dal parroco per i festeggiamenti del Santo Patrono ed evento clou della kermesse in duomo sarà il concerto dell’Orchestra Filarmonica Salernitana “G.Verdi” previsto per stasera alle ore 21. Il programma che saluterà sul podio il direttore Giovanni Rinaldi, racchiude la leggerezza della danza e della tradizione della canzone italiana e partenopea. Infatti, la prima parte della serata sarà dedicata all’esecuzione della Sinfonia n° 7, in La, op.92 di Ludwig Van Beethoven. La grandiosa visione di Wagner della “ Settima” come “apoteosi della danza” serve a introdurre il discorso in un contesto piú specificamente musicale: la “Settima” costituisce un punto di arrivo e di passaggio nello stesso tempo, che dal punto di vista formale e stilistico corona in modo del tutto particolare la conquista beethoveniana del dominio sinfonico. La continua espansione della ricerca sulle possibilità della sinfonia, quale si era concretata nella seconda maniera, approda infatti nella “Settima” a una riduzione dell’ambito formale che in sintesi, significa un passaggio di livello nel modo di considerare i rapporti e le funzioni all’interno dell’itinerario formale della grande forma sinfonica. Nella Settima, Beethoven realizza un decisivo passo verso un modo nuovo di concepire la musica e, in particolare, la costruzione sinfonica, fondandosi unicamente sul contrasto nel fluire del tempo degli elementi puramente musicali organizzati al loro stadio primario: essenzialmente, come successione e opposizione di ritmi. Il ritmo è il fondamento strutturale che sta alla base della Sinfonia e che, materializzandosi, ne riempie di contenuto formale lo schema astratto che Beethoven derivava dalla tradizione (forma-sonata per i due tempi estremi, rondò e scherzo, rispettivamente, per quegli intermedi). Ma piú importante è forse ribadire come in questa Sinfonia sia superato ogni concetto di contrasto tematico e, perfino, sia abbandonata la traccia convenzionale dell’itinerario tonale, anch’essa come travolta nell’incessante divenire ritmico: lo sfruttamento delle possibilità connesse alla articolazione ritmica secondo un principio che si potrebbe definire di « variazione integrale », da una parte, la loro organizzazione in funzioni e relazioni che esse stesse concorrono a creare, dall’altra, questi sono i concetti fondamentali che in-formano la struttura di questa splendida pagina. Dopo l’interpretazione del celeberrimo Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, con i diversi movimenti dei temi contrastanti, i modi arcaici evocativi delle melodie, i temperamenti offerti dallo scivolio cromatico, i colori chiari della natura, rispecchianti quelli della fatalità amorosa e gli oscuri pugni dei bassi che muovono il sangue, una pagina, questa, che si espande rinforzando, ondeggiando, come il vento e gli stessi sentimenti umani, che fluttuano per i loro ciechi labirinti, spazio al canto italiano con il soprano Nunzia De Falco e il tenore Salvatore De Crescenzo, che si alterneranno in un programma di canzoni napoletane, italiane e romanze. Questo ed altro fa parte della storia collettiva e dei vissuti individuali raccontati in musica e poesia dai canti tradizionali i quali sono portatori anche di un ricco patrimonio di “bellezza”: il fascino della melodia, la capacità di improvvisazione, la “libertà” di “rivestire di sé” un canto, la capacità di creare e usare metafore profonde e sorprendenti, l’originalità dei ritmi, la forza del sentimento “vero” contro ogni divieto “artificioso”, il senso di ribellione alle ingiustizie, l’umorismo con cui affrontare le peripezie della vita, di un popolo e di una città in cui anche il “Silenzio” è “cantatore”.