di Andrea Pellegrino
Se le premesse della vigilia dovessero essere confermate, oggi Vincenzo De Luca annuncerà ufficialmente il suo sostegno a Matteo Renzi. La chiamata alle armi è per questa sera a Grand Hotel: in questa sede, il sindaco di Salerno scioglierà la sua riserva in vista del congresso nazionale del Partito democratico. Dovrebbe essere una semplice comunicazione, dopo i primi segnali e le prime dichiarazioni già avanzate dai suoi più stretti collaboratori. Insomma, mancherebbe solo la motivazione politica, seppur anche in questo caso potrebbe essere ampiamente prevedibile. Lo sgarbo di Letta per la mancata attribuzione delle deleghe ministeriali che hanno fatto di De Luca un caso nazionale, dovrebbe essere al centro della decisione del sindaco/viceministro di lasciare Bersani e vestire l’abito del ritrovato rottamatore. Politicamente il dato è importante. Più che una svolta renziana, per Vincenzo De Luca e per il suo staff (Landolfi, Bonavitacola, Buonaiuto e così via) sarà una svolta democristiana a tutti gli effetti. Praticamente qui in provincia di Salerno De Luca dovrà sedersi accanto ad Alfonso Andria, suo agguerrito sfidante delle elezioni 2006, i cui rapporti non sarebbero così idilliaci. Poi dovrà fare i conti con i renziani della prima ora: tra tutti con Paolo Russomando che forse non ha dimenticato la mancata candidatura alla Camera dei Deputati. Ancora ci sarà Tino Iannuzzi che proviene dalla vecchia Dc. E così via. Ma probabilmente una fotografia di ciò che sarà verrà scattata già questa sera. C’è chi sostiene che questa volta il piano di De Luca non sia così perfetto e probabilmente sa che con i renziani si “camperà alla giornata”. Davanti a sé c’è sempre la scelta obbligata dell’incarico: restare sindaco di Salerno o resistere a Roma in attesa che Letta gli completi l’incarico di viceministro. Nel mezzo c’è l’obiettivo più ambito: strappare la candidatura per la presidenza della Regione Campania (nel 2015) cercando di bypassare anche il sistema delle primarie. Che Renzi sia stato garante di tutto ciò, in pochi ci credono. In molti, invece, pensano che sia l’ultima carta da giocare sulla via del tramonto politico.