Il docufilm del ritrovamento sarà presentato al Festival del Cinema locale il 10 agosto
Di COLETTE MANCIERO
Il patrimonio culturale della nostra regione e, in particolare, della nostra provincia è estremamente vario e ricco. Storia, cultura, arte, architettura, enogastronomia, folklore, eventi culturali, rappresentano una risorsa primaria del nostro territorio. In particolare, nei mesi estivi si organizzano svariate attività per rendere questo patrimonio fruibile e noto; le attrattive, quindi, divengono elementi trainanti dell’economia locale. L’estate, tuttavia, non è solo tempo di riposo e di svago (culturale e non), ma è anche tempo di ricerca, pianificazione e studio. Il caldo di questi giorni accompagna le ultime fasi di scavo a Caselle in Pittari, un piccolo comune dell’entroterra del Golfo di Policastro, a 450 metri sul livello del mare; per un mese , in un ex uliveto di circa venti ettari, sito in località Laurelli – Lovito,indagato tra il 1990 e il 2007 dalla Soprintendenza archeologica di Salerno, un’équipe di archeologi dell’Università degli Studi di Salerno ha condotto degli scavi di ricerca finalizzati ad una maggiore conoscenza di un insediamento di età lucana, datato tra il IV e il III secolo a. C. Il sito, di notevole interesse storico ed archeologico, è da diversi anni oggetto di studio da parte di un gruppo di ricerca coordinato dalla prof.ssa salernitana Antonia Serritella e dai ricercatori Maria Luigia Rizzo e Michele Scafuro. Il progetto sarà protagonista anche di un documentario, che verrà proiettato in occasione del Caselle Film Festival il 10 agosto. Autore del video è Giuseppe Jepis Rivello, con la collaborazione di Giuseppe Pellegrino. L’area archeologica di Caselle negli ultimi due anni è stata Indagata con le più moderne tecnologie, grazie anche alla collaborazione con il Cnr di Tito (Pz), grazie agli esperti Enzo Lapenna ed Enzo Rizzo. Le ricognizioni e gli scavi, svolti in cooperazione con la Soprintendenza di zona competente, hanno messo in luce parte di un insediamento che si immagina di notevoli dimensioni; è stata rinvenuta una grande strada ad orientamento Nord – Sud, intersecata da assi viari minori. Su queste strade si affacciano tre case di grandi dimensioni e di notevole interesse archeologico. La loro estensione si aggira intorno ai 400 mq; si tratta indubbiamente di grandi case, che trovano confronto con Roccagloriosa, un altro importantissimo sito del basso Cilento. Una di queste case, chiamata Casa delle Monete, ha restituito un tesoretto monetale con nominali provenienti da diverse città della Magna Grecia; un’altra abitazione, nota come la Casa con il cortile basolato, così chiamata per il pavimento presente in alcuni ambienti esterni, ospitava probabilmente un sacrario domestico. La terza Casa, denominata Casa con la tecnica a scacchiera, presenta una scelta edilizia che trova risposta in molti edifici scoperti a Velia, un’altra importantissima città antica del Cilento. A ciò va aggiunta la presenza di mura, pavimenti intatti in cocciopesto e ceramica con iscrizioni vascolari in corso di studio. L’importanza del sito e dei reperti scoperti fa pensare, a ragione, ad una città florida, ricca e aperta al contatto con il mondo greco della costa tirrenica, una “Pompei dei Lucani”, che ancora deve svelarsi completamente. L’Università di Salerno e la Soprintendenza continueranno a portare alla luce un importante tassello della storia locale, indubbiamente fondamentale per l’identità del territorio di appartenenza.
Colette Manciero (archeologa)