Erika Noschese
Allarme sicurezza all’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona. Stando a quanto denunciano i segretari provinciali della Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl, Pasquale Addesso, Pietro Antonacchi e Lorenzo Conte, i farmaci oncologici si preparerebbero senza alcuna sicurezza per pazienti e lavoratori. Stando a quanto riferiscono i sindacalisti, infatti, presso il nosocomio locale mancherebbero i requisiti minimi per poter lavorare in sicurezza in una struttura di estrema importanza. «L’Unità di Manipolazione dei Chemioterapici ed Antiblastici, struttura dove si lavorano e si preparano i medicinali per i malati oncologici, farmaci indispensabili per combattere il cancro, altamente tossici per i lavoratori e costosissimi per l’ente, che resi inutilizzabili sarebbero un grave danno per la comunità di riferimento. Numerose sono stati i solleciti fatti alla direzione strategica, invitandoli a contattare anche nostri delegati per andare a fare i sopralluoghi necessari e verificare eventuali lavori di ristrutturazione dei locali ovvero ipotizzare di trasferire le attività. Ma come sempre accade al “Ruggi” non si è fatto nulla», dicono i segretari, secondo cui questa mancanza di sicurezza va avanti dal 2007, con il sistema di areazione in continua manutenzione senza mai risolvere la problematica annessa. I lavoratori sarebbero costretti quindi a lavorare, a volte, con temperature che sfiorano i 30 gradi e la dirigenza strategica sollecitata ad intervenire non avrebbe mai mostrato alcuna attenzione al problema nonostante il rischio che se superati i 25 gradi i chemioterapici potrebbero perdere la loro efficacia e se somministrati non potrebbero avere effetto alcuno. «Fa da contraltare la spiacevole situazione che a tratti invece la temperature scende a 12-13 gradi, comportando gravi disagi per gli operatori addetti da un lato e, dall’altro, non garantendo una corretta conservazione del farmaco che si ricorda essere tanto importante quanto estremamente costoso», dicono anco0ra Addesso, Antonacchi e Conte, secondo cui la preparazione dei farmaci risente di tali spiacevoli condizioni e resta notevolmente rallentata, con gravi ripercussioni su tutti i pazienti. “Non parliamo poi della condizione in cui i lavoratori sono costretti ad operare relativamente agli spazi nella Unità Operativa in questione lavorano attualmente 4 infermieri e 2 operatori socio sanitari in locali le cui dimensioni sono limitate e non adeguate a svolgere tali attività sotto tutela”, hanno continuato Addesso, Antonacchio e Conte. Ad aggravare la situazione sarebbe anche una delle stanze, di circa 9 metri quadrati, senza finestre e nella quale i lavoratori devono accettare ed elaborare le prescrizioni, con farmaci ad alto rischio potenziale per gli addetti, e a svolgere tutte le mansioni di gestione delle schede di lavoro per ogni singolo paziente. «Speriamo che nel cambiare atteggiamento verso la risoluzione dei problemi l’azienda provveda ad attivarsi concretamente, poiché il tempo della credibilità è scaduto e se non si interviene rapidamente saremo determinati ad attivare ogni azione a tutela dei lavoratori», hanno poi aggiunto. «Come al solito, il confine tra la realtà e la bugia è molto sottolinea ma se è vero che non ci sono le misure di sicurezza è una cosa grave», ha dichiarato invece il segretario provinciale della Fials, Mario Polichetti, spiegando che si tratta di sostanze tossiche che vanno manipolate in ambiente tale da evitare la contaminazione degli operatori perchè sono chemioterapici ed agiscono distruggendo le cellule. «Se questa cosa corrispondesse al vero, l’azienda dovrebbe provvedere ad horas alla messa a norma per la sicurezza sul lavoro – ha poi aggiunto Polichetti – Io mi schiero sempre dalla parte degli operatori per le condizioni di sicurezza».