Pina Ferro
Tutta la comunità evangelica sapeva, ma nessuno ha mai parlato fino a quando non è arrivata la prima denuncia. nessuno si è mai ribellato, forse solo per paura. Tra le presunte vittime degli abusi sessuali posti in atto dal pastore evangelico, originario di Laviano, paese a sud di Salerno, vi è anche una donna originaria di Battipaglia. Nei giorni scorsi, il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Napoli, accogliendo l’opposizione all’archiviazione avanzata dai legali di alcune vittime, ha disposto l’imputazione coatta per il pastore, oggi 85enne, sposato e padre. Ora il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia presso la procura di Napoli ha a disposizione circa 10 giorni per formulare il capo di impiutazione a carico del religioso, difeso da Giovanna Perna. Agli inizi di maggio le parti saranno nuovamente dinanzi al Gup per discutere della richiesta di rinvio a giudizio. Gran parte delle persone offese, in totale sono otto, sono difese dall’avvocato Danilo Iacobacci. Il pastore evangelico è stato indagato con l’accusa di riduzione in schiavitù, forte anche del ruolo che aveva all’interno della comunità evangelica “libera”. Le violenze si sarebbero consumate a Sant’Andrea di Conza, centro dell’alta irpinia. Una over quarantenne ai carabinieri, in fase di denuncia, ha raccontato di aver subito fin dal 1999 violenze sessuali da parte del pastore della chiesa evangelica “libera” sotto la minacia che se avesse disobbedito su di lei e la sua famiglia si sarebbero abbattute “morti e scuagure”. La stessa ha anche raccontato delle estenuanti attese, in fila, dinanzi alla porta della stanza in cui l’indagato violentava le vittime. Solo nel 2012 la stessa avrebbe avuto il coraggio di allontanarsi a seguito di un episodio che l’avrevve scossa non poco. Il pastore pare imponesse alle donne della comunità di non avere rapporti con persone estranee alla comunità, di indossare sempre le gonne, di non lavorare (il lavoro doveva essere demandato solo agli uomini), di non studiare e di sposare solamente gli uomini che lui riteneva adeguati. Le altre presunte vittime hanno raccontato le stesse cose, affermando di aver avuto circa 13 e 15 anni quando il religioso ha ricolto loro le prime attenzioni sessuali. Secondo i racconti sembra addirittura che alcune donne appartenenti alla comunità mettessero a disposizione le proprie abitazioni affinchè l’indagato potesse soddisfare i propri istinti sessuali con donne sia adulte e che minori. Insomma, tutti pare sapessero. Addirittura qualcuna ha raccontato di essere stata spinta dalla madre a sottostare alle attenzioni e violenze del pastore. Violenze che talvolta sarebbero avvenute anche in presenza di altri soggetti. Eppure fino ad oggi nessuno ha mai parlato. Tutte le presunte vittme hanno affermato che l’indagato avrebbe preteso e ottenuto prestazioni sessuali dalle donne della comunità con l’affermazione che se si fossero rifiutate avrebbero commesso “un peccato”. Anche chi non sosteneva l’”opera” con denaro viveva nel peccato. Una ragazzina pare sia stata violentata con talmente tale brutalità da essere divenuta sterile. Attualmente il pastore è da alcuni anni in pensione. Il suo posto è affidato ad un altro pastore. La difesa dell’uomo sta lavorando per raccogliere gli elementi necessari al fine di provare l’insussiostenza dell’accusa di riduzione alla schiavitù di tutte le donne che appartenevano alla comunità evangelica di Sant’Andrea di Conza. fatto sta che stando al racconto reso dalle vittime i comportamenti assunti dal religioso erano noti a tutti. Tutti erano a conoscenza delle sue pretese ed imposizioni ma nessuno ha mai avuto la forza di ribellarsi. Ovviamente tutti ora si chiedono il perchè.