Pina Ferro
La parte dell’intestino interessato dalla perforazione era in necrosi. E’ quanto emerso dall’autopsia effettuata sulla salma di Aniello Bruno, il 50enne di Angri deceduto sabato sera dopo un disperato intervento chirurgico effettuato nell’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno. Per il decesso dell’uomo, detenuto nel carcere di Fuorni è stato iscritto nel registro degli indagati il medico che ha visitato il detenuto sette giorni prima dell’intervento chirurgico e che ha associato i lancinanti dolori all’addome ad una colica. Dolori che sono proseguiti e peggiorati per i successivi sette giorni. Sul decesso di Aniello Bruno la direzione dell’ospedale di via San Leonardo ha istituito una commissione interna, di cui fa parte anche il dottor Antonello Crisci, con il compito di verificare eventuali responsabilità nel decesso dell’uomo. Sulla morte di Aniello Bruno, ristretto presso l’istituto penitenziario di Salerno dal 19 ottobre 2017, è intervento il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello il quale ha richiesto, ad Antonio Maria Pagano, Responsabile dell’unità operativa Tutela Salute Adulti e Minori Area Penale – Asl Salerno, una relazione che riguardasse il detenuto per comprendere i passaggi precedenti al decesso. «Dopo aver letto la relazione, sinteticamente, è possibile affermare che il detenuto Aniello Bruno nella permanenza nella casa circondariale di Salerno, – ha sottolineato Ciambriello – ha effettuato diverse visite cliniche e di laboratorio, sia di routine che specialistiche oculistica, cardiologica, dermatologica, infettivologica perché affetto da hcv (epatite), come da lui riferito. Effettuati, successivamente gli esami di conferma, lo stesso in data 20/02/2018 rifiutava di continuare l’iter per praticare terapia con Dda (antivirali diretti nella terapia dell’epatite C cronica). In data