Il mesto addio di “mister Leggenda”. Nove punti in sette partite ma ad avviare il ribaltone in casa granata non sono stati soltanto i risultati sul campo. Arrivato in notte bollente d’estate, dopo il gran rifiuto di chi ha appena preso il suo posto, Sanderra non ha mai avuto la fiducia del gruppo, dell’ambiente e forse anche della società. Ad amici aveva confidato che non sarebbe più tornato ad allenare al sud ma la proposta di Lotito era troppo importante. E così ha accettato, convinto di poter fare bene. E invece, Sanderra sin dall’inizio avrebbe dovuto cogliere i segnali. Aveva chiesto tre giocatori, Sacilotto, Agodirin e Giacomini e non ne è arrivato neppure uno. Sono arrivati, invece, giocatori di nome, dal passato illustre, ma non facilmente integrabili e adattabili alla sua idea di calcio. Avrebbe voluto giocatori dinamici a centrocampo e meno statici invece di quelli che si è trovato ad allenare. Con questi presupposti il tecnico ha avuto il demerito di andare in confusione, forse neppure ben consigliato dal suo vice/fratello. A cominciare dal caso Grassi, situazione gestita male. Il fantasista schierato centrocampista centrale contro il Teramo resterà una perla della stagione. E poi cambi di modulo continui, dal 4-3-3- al 4-3-2-1 al 4-3-1-2, giocatori che sono entrati e usciti dal campo, da una domenica all’altra, con l’inevitabile risultato di spaccare anche lo spogliatoio. Nonostante le tante dichiarazioni di rito il gruppo è meno unito di quanto detto. O almeno unito ma nel non seguire il tecnico. Sanderra già dopo la sconfitta di Pontedera avrebbe voluto escludere qualche senatore come fatto in seguito. Ma non ne ha avuto subito il coraggio. Lo ha fatto in ritardo, quando il marasma era già in corso e ormai era troppo tardi. Così come aveva già pensato alle dimissioni, nonostante la stima di Lotito. Sanderra ha capito subito di essere nel posto sbagliato, di non poter guidare la Ferrari, o presunta tale. Ci ha creduto e provato fino alla fine, ma il destino era segnato già da qualche giorno. Le dichiarazioni di Ginestra ai tifosi dopo la partita col Viareggio sono state emblematiche. Ieri sera, dopo una giornata di silenzio e riflessione, l’incontro con Lotito che ha comunque speso ancora parole di elogio per il tecnico ex Latina. Ma è stato un incontro formale: la decisione era stata già presa da entrambe le parti. Bisognava solo trovare la formula. E così è arrivata la rescissione consensuale del contratto, un esonero con tanto di buonuscita, una stretta di mano e un abbraccio. Torna Perrone, una scelta che fa piacere alla piazza e che esenta Lotito da responsabilità. “L’avete rivoluto voi” – potrebbe dire nel caso le cose non andassero bene con Perrone. Un Perrone che nella notte avrà chiarito con Lotito tante cose, dopo l’opera di diplomazia di Susini, bravo a ricucire lo strappo estivo. Ma sarà soprattutto nello spogliatoio che Perrone dovrà mettere le cose in chiaro. Tocca a lui esattamente come l’anno scorso riportare serenità e soprattutto i risultati. Esattamente come lo scorso anno.
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