di Marta Naddei
Meno di un mese e i centri riabilitativi chiuderanno i battenti, procedendo con la dimissione protetta dei pazienti e i licenziamenti dei dipendenti. Tentenna il sub commissario alla sanità campana, Mario Morlacco, in merito alle modifiche da apportare al contestatissimo decreto 86 che prevede una totale revisione dei tetti di spesa per la macroarea della riabilitazione. Tradotto: per il comparto della provincia di Salerno un taglio di ben 9 milioni di euro rispetto al 2012 (pari a circa il 16% delle prestazioni erogabili) ma con le stesse prestazioni da erogare. Il nuovo allarme arriva a seguito della riunione di ieri del coordinamento delle associazioni di categoria (Aias – Aiop – Anffas – Anisap – Aris – Aspat – Confapi Sanità – Federlab Riab – Foai Campania – Rete solidale). In sostanza, a partire dal prossimo mese, le strutture che avranno raggiunto il proprio limite fissato dal budget di struttura saranno costrette a sospendere l’erogazione delle prestazioni, con contestuale richiesta alle Asl di adottare le procedure di dimissione protetta dei propri pazienti. Se questo drammatico scenario dovesse divenire realtà si assisterà alla morte dell’assistenza riabilitativa e di quella agli anziani; alla presumibile richiesta alle Asl della dovuta continuità terapeutica da parte degli assistiti che saranno privati di un diritto costituzionalmente garantito con tanto di richieste di risarcimento danni a corredo e l’inevitabile ripercussione sui livelli occupazionali, con i centri che hanno già dovuto adottare numerosi interventi di riduzione del proprio personale. Intanto, il subcommissario Morlacco tace: al momento non c’è stata alcuna risposta a quelle che sono state le tantissime istanze presentate dalle associazioni di categoria con le quali veniva invitato a prendere in considerazione modifiche da apportare al decreto 86 per evitare di distruggere un intero settore. In attesa di un cenno da parte del numero due della struttura commissariale regionale, c’è anche il direttore generale dell’Asl di Salerno, Antonio Squillante. Quest’ultimo, lo scorso primo ottobre, ha già approvato la delibera per i tetti di spesa per il settore della fisiokinesiterapia che, fortunatamente, non inciderà in maniera drastica sui servizi e le strutture. La decisione sull’atto relativo, invece, ai centri riabilitativi ed alle residenze assistenziali sarebbe in stand by proprio in attesa delle mosse del subcommissario. Mosse che se dovessero ulteriormente tardare metterebbero in condizione lo stesso Squillante di approvare la delibera che dà applicazione al decreto 86 così come concepito ora. Una evenienza che, di fatto, provocherebbe la chiusura di gran parte dei centri della provincia di Salerno. Sul piede di guerra i coordinatori e presidenti delle associazioni di categoria. «Non pensavamo davvero di arrivare al punto di programmare una data di chiusura delle nostre strutture» – commenta Antonio Gambardella, coordinatore Aspat. «E’ il fallimento della sistema regionale di cura ed assistenza alle persone di fascia debole. Non avevamo bisogno di un grande economista come Morlacco per operare dei tagli lineari ed indiscriminati». Martedì il coordinamento è stato convocato in audizione dalle Commissioni regionali congiunte di bilancio, sanità e politiche sociali, alle ore 12. «Finalmente i politici regionali si sono accorti del problema. Spero solo non sia troppo tardi» – conclude Gambardella. Sulla stessa linea anche il presidente dell’Anffas, Salvatore Parisi:«E’ davvero un momento amaro quello che stiamo vivendo. Qui non si tratta di negare una prestazione ma di negare il diritto alla salute dei cittadini e, in questo caso, di quelli più deboli. Ci saranno ripercussioni sui livelli occupazionali e si provocherà smarrimento nei familiari dei pazienti. La politica non solo è rimasta sorda ai nostri appelli ma ha applicato provvedimenti che hanno definitivamente messo in ginocchio una situazione già precaria e delicata».