di Viviana De Vita
Torna davanti ai giudici l’inchiesta della Procura sul crac della Banca Etrusca, l’istituto di credito salernitano con sede a Fratte che chiuse i battenti il 4 settembre del 1998 con un buco di oltre 8 miliardi delle vecchie lire. Il ricorso è stato sollevato dai legali degli imputati, condannati tutti in primo grado, e pronti ora a dare battaglia con nuovi documenti e memorie difensive che potrebbero capovolgere il processo di primo grado. L’udienza, prevista venerdì scorso davanti ai giudici della Corte d’Appello del tribunale di Salerno, è durata pochi minuti: quindi il rinvio al prossimo giugno quando vi sarà la relazione del collegio che leggerà i motivi di appello. Era il febbraio 2011 quando i giudici della prima sezione penale del tribunale di Salerno, contrariamente a quanto chiesto dallo stesso pubblico ministero Vincenzo Senatore che, al termine della sua requisitoria aveva chiesto 11 assoluzioni ed una sola condanna, non fecero sconti a nessuno. La pena più alta fu comminata a Salvatore Memoli, finito nel mirino della Procura in qualità di ex presidente del Cda dell’Etrusca che, proprio grazie a Memoli, riuscì a diventare da cassa di mutualità una vera e propria banca, con tanto di sportello a Fratte. Memoli, assistito dall’avvocato Carmine Giovine, fu condannato a 3 anni ed 8 mesi di reclusione nonostante per lui il pubblico ministero avesse chiesto l’assoluzione per l’ipotesi di reato di bancarotta per distrazione e l’assoluzione perché il fatto non sussiste per l’ipotesi di reato di bancarotta documentale. Per il sostituto procuratore Vincenzo Senatore non reggeva l’accusa di bancarotta fraudolenta che doveva essere configurata come bancarotta semplice su cui subentrava la prescrizione. Tre anni e 6 mesi di reclusione per Giovanni Pecoraro, il commercialista che subentrò a Memoli nella gestione dell’istituto di credito e presidente del Cda dal 7 maggio ’98; stessa pena per Giovanni Nese; 3 anni e 4 mesi per Roberto Casini, Corrado Caramico, Alfonso Coppola, Riccardo Terralavoro; Saturnino Mulinaro e Gennaro Ruoppolo; 2 anni e 4 mesi per il consigliere Gaetano Trotta e Dante Memoli. A sostenere i motivi di appello vi saranno gli avvocati Paolo Carbone, Carmine Giovine, Labano, Guglielmo Scarlato, Landi, Viscardi, Mariano, Antonio Ciliberti, Danilo Laurino, Francesco Saverio Dambrosio, Malinconico e Cioffi. I fatti, oggetto del procedimento giudiziario, risalgono alla fine degli anni ’90 quando la Banca Etrusca Salernitana, che inaugurò lo sportello a Fratte il 2 aprile del 1997, diventò un punto di riferimento non solo per i risparmiatori del popoloso quartiere salernitano ma anche per quelli delle zone collinari e della Valle dell’Irno. Una crescita continua fino al 4 settembre del ’98 quando i clienti trovarono lo sportello chiuso. La sentenza di dichiarazione dello stato di insolvenza dell’ex cassa di mutualitá fu depositata nel luglio del ’99; nel 2004 il pubblico ministero Jakia firmò il provvedimento di chiusura indagini, nel 2006 il Gup Anita Mele rinviò a giudizio tutti gli imputati sancendo l’avvio del processo conclusosi nel febbraio 2011 con una raffica di condanne. Ora il caso approda in Appello.