Pina Ferro
Due delle 18 persone coinvolte nell’inchiesta dell’ospizio lager di Acerno, ieri mattina, hanno patteggiato la pena ad un anno e 9 mesi. Si tratta di Alfonso Sarrubo, Carla Squeglia. I due, difesi da Angelo Mancino e Maria Grazia Cerrone sono comparsi dinaNzi al Gup del Tribunale di Salerno Maria Zambrano. Gli altri 16 indagati compariranno il prossimo 25 settembre dinanzi al Gup Indinnimeo che dovrà decidere sul rinvio a giudizio. Era l’autunno del 2016 quando i carabinieri hanno posto la parola fine alle sevizie e maltrattamenti ai danni degli ospiti della casa di cura. Razioni di cibo minime, schiaffi, minacce, bestemmie, strattoni. Erano queste, come dimostrano le intercettazioni audio e le riprese video agli atti dell’inchiesta, le condizioni quotidiane di vita per una trentina di anziani e sofferenti psichici ospiti in una casa di cura ad Acerno. Non avevano spesso neanche il permesso di comunicare con i propri parenti e non potevano usufruire liberamente dei servizi igienici. A far scattare l’inchiesta sui gravi maltrattamenti che avvenivano nella sala comune della casa di riposo di Acerno sono stati due ex dipendenti.È stato grazie ai loro racconti, a tratti raccapriccianti, che è partita l’inchiesta della procura di Salerno, coordinata dal procuratore aggiunto Silvio Masillo e dal pm Francesca Fittipaldi. La prima denuncia è di un anno fa, a ottobre. La procura salernitana ottenne dal gip l’autorizzazione a piazzare delle telecamere per le intercettazioni ambientali. I dispositivi furono collocati nel punto della struttura dove si svolge la vita della piccola comunità di anziani.