Pina Ferro
“Ho sentito degli spari e mi sono affacciata al balcone. Ho visto mio marito a terra, e Rinaldi che ancora barcollava, poi ho solo sentito il rumore di una grossa moto, ma non ho visto nessuno”. A raccontarlo ieri mattina in aula, è stata la moglie di Antonio Procida, trucidato insieme a Angelo Rinaldi il 5 maggio del 2015 a Fratte. Per il duplice omicidio sono a processo Matteo Vaccaro, il figlio Guido Vaccaro e Roberto Esposito. La moglie della vittima, ascoltata dai giudici della Corte D’Assise del Tribunale di Salerno ha ripercorso il racconto già reso il passato, confermando di essersi immediatamente affacciata al balone della propria abitazione non appena ha udito gli spari, ma a parte il marito a terra e l’amico non ha visto nessun altro. La vedova ha solo riferito di aver sentito il boato di una moto di grossa cilindrata. Va ricordato che gli arrestati si sarebbero allontanati a bordo di uno scooter. Oltre alla vedova di Procida, ieri mattina, i giudici hanno acquisito anche la testimonianza di Amendola, un uomo che al momento del delitto era nella zona impegnato a raccogliere fragole. Il racconto di Amendola è stato meno lineare di quello della vedova di Procida. Questi, ha riferito che nell’udire i colpi di arma da fuoco si è spaventato tantissimo e istintivamente si è allontanato senza mai voltarsi indietro per cui non ha visto nulla. Nella allontanarsi frettolosamente, Amendola riferisce di aver raggiunto una gabbiotto (presumibilmente la guardiania delle fonderie Pisano) dove ha chiesto ad una guardia giurata di allertare i soccorsi e le forze dell’ordine. Circostanza questa, che però già a suo tempo non è stata confermata dal vigilantes. Successivamente, Amendola a bordo della sua moto avrebbe raggiunto il cugino di Procida a Fratte al quale avrebbe riferito che il congiunto era a terra deceduto. In più sembra anche, così come ripercorso anche in aula, che Amendola abbia riferito all’uomo di mettergli a disposizione la moto per recarsi sul posto. Invito che fu declinato in quanto il cugino di Procida non era in grado di guidare la moto. Altro interrogativo resta la la smart bianca che viene inquadrata più volte dalle telecamere presenti sul tragitto. Secondo le indagini che hanno ricostruito i fatti, quella sera a sparare i colpi di pistola fu Roberto Esposito. Si tratta di una conclusione alla quale sono giunti gli inquirenti attraverso la visione di fotogramma dei circuiti di sicurezza intorno al luogo dell’omicidio. Le immagini sequestrate dalla magistratura ritraggono Esposito, a pochi metri dal luogo del delitto, in sella allo scooter guidato da Guido Vaccaro.