di Andrea Pellegrino
Si chiude in primo grado alla Corte dei Conti la vicenda Pegaso di Pagani. Condannati gli ex amministratori comunali, tra cui l’ex primo cittadino e attuale consigliere regionale Alberico Gambino. Dovrà sborsare 18mila e 400 euro in favore del Comune. Stessa condanna per Massimo D’Onofrio, Enrico Cascone, Marco Guadagno, Vincenzo Romano, Salvatore Visconti, Vincenzo Paolillo, Ciro Cosentino, Claudio Barile, Bernardo Califano, Francesco Ingenito, Raffaele De Virgilio, Alberto Marcone, Gerardo Ingenito, Pietro Pisacane, Palomba Salvati, Gerardo Daniele, Giovanni Pandolfi Elettrico, Giuseppe Santilli, Pasquale Sorrentino, Francesco Schiavo, Luigi Mongibello e Massimo Quaratino (ex assessore all’urbanistica). Ognuno di loro dovrà versare 18mila 400 euro. Gaetano Pepe I(responsabile del settore sviluppo economico), invece, dovrà risarcire un danno pari a 112mila euro circa, mentre Giovanni De Palma (responsabile del settore urbanistica) 28mila euro circa. Un milione e 60mila euro l’iniziale danno totale ipotizzato dalla Procura della Corte dei Conti nei confronti degli imputati, accordato per circa la metà dalla sezione giurisdizionale per la Regione Campania della Corte dei Conti che ha rigettato la richiesta di stima del danno non patrimoniale. La vicenda nasce in sede penale, all’indomani degli arresti che colpirono anche l’ex sindaco Gambino. La citazione della Corte dei Conti è del 2013. Al centro c’è la variante urbanistica al piano regolatore finalizzata all’ampliamento produttivo in favore della Pageco Srl e la successiva richiesta di monetizzazione delle aree. Si tratta del centro commerciale Pegaso e del connesso parcheggio. Una procedura che secondo il pm era stata orientata “a favorire interessi meramente privatistici”. «Già a monte – si legge nella sentenza – la procedura seguita per l’approvazione della variante urbanistica appare viziata da profili di illegittimità, giacché il Comune di Pagani era dotato di area Pip e, in quell’area doveva essere realizzato il progetto proposto. Soprattutto illegittima e foriera di danno erariale è la scelta di procedere alla monetizzazione delle aree che non é prevista dalla legge, né nazionale né regionale, se non per i piani di lottizzazione». Conti alla mano, «il prezzo di vendita sarebbe stato pari a “soli” € 40/mq, come un terreno agricolo, mentre, in ragione dell’intervenuta variante, l’area avrebbe avuto una palese destinazione commerciale. Il Provveditorato ha calcolato che il valore avrebbe dovuto essere almeno raddoppiato, pari, pertanto, ad € 80/mq. A variante approvata, il parcheggio avrebbe avuto una superficie di mq 9.383 a fronte degli originari mq. 4.751; pertanto il Comune avrebbe dovuto introitare l’importo per tale nuova superficie. Il parcheggio è stato, al contrario, effettivamente gestito in forma diretta dalla cooperativa facente capo al D’Auria Petrosino, coinvolto nel processo “Linea d’Ombra”, presunto esponente dell’omonimo clan camorristico, processo tuttora pendente in appello; viceversa, qualora fosse rimasto nella proprietà comunale, il Comune avrebbe dovuto affidare il servizio tramite una gara pubblica. L’irrisorio prezzo della vendita posta a base della monetizzazione, rende quanto mai evidente il gravissimo danno erariale cagionato alle finanze pubbliche».