Grande festa martedì 21 al teatro Augusteo per i quaranta anni di carriera del tenore paganese
Di AMBRA DE CLEMENTE
Bruno Venturini al Teatro Augusteo, martedì 21 marzo, a cominciare dalle ore 18,30, incontrerà il suo pubblico per un gran concerto e la presentazione del volume autobiografico “ la voce che ha emozionato il mondo”. Una festa per celebrare i quarant’anni di carriera di Bruno Venturini. Un uomo di Pagani nato con la grande passione per il canto, inculcatami da mia madre, una splendida sopranile. “Fin da bambino cantavo sempre in piazza Luciani con il soprano Olga Fanali”. La serata è stata presentata da due sue grandi Fans da sempre Ermanno Guerra ed Eva Avossa. “Ero agli inizi della mia carriera, avevo fatto la mia prima trasmissione di successo e lui era già abbastanza famoso. Mio padre era un suo grande ammiratore e Bruno, ogni volta che andava in tour in Sicilia, faceva visita ai miei genitori, portando in dono il suo ultimo disco e loro lo invitavano a pranzo. È da allora che il sottoscritto presentatore e l’artista sono diventati grandi amici”. Con queste parole Pippo Baudo introduce il libro Bruno Venturini – Una voce che ha emozionato il mondo, uscito per Il Papavero Edizioni e curato da Gianni Mauro dei Pandemonium. Un volume in cui il tenore si mette a nudo, partendo dai suoi primi passi nel music business, quando si viveva di stenti, fino ad arrivare alla sua devozione per Sant’Alfonso Maria Fusco, suo zio, agli incontri con Sergio Bruni, Jacqueline Kennedy e ai live in Giappone, Usa, Australia e Unione Sovietica, le esibizioni per Papa Wojtyla, Breznev, Deng-Xiao-Ping, Bill Clinton, Gorbaciov. Il volume è un lungo percorso fotografico alla scoperta di curiosità (oltre duecento pagine di aneddoti) in cui Venturini viene immortalato con attori internazionali e capi di Stato. Ne esce fuori il ritratto di un artista partito dal basso, tra gioie e dolori, per arrivare in cima. Fondamentali i suoi affetti: il padre Raffaele, la madre Vittoria, la nonna Carmela, la moglie Filomena ed i figli Salvatore, Vittorio e Raffaele. Suoi padrini due tenori famosi, Mario Lanza e Beniamino Gigli. “Io e mio fratello Peppino eravamo alloggiati in una pensione a Montemario, da Sora Stella. Per mantenerci, andavamo a vendere maglie a Porta Portese e io, prima di iniziare la vendita, mi esibivo con un repertorio di canzoni napoletane. Un giorno, al mercato, giravano le scene di “Arrivederci Roma”, con Mario Lanza. Il tenore, quando mi sentì cantare, si avvicinò e disse in un italiano americanizzato: “Uagliò, tu canti molto buono, ma devi studiare”. E mi regalò dieci dollari che conservo ancora con il suo autografo. Quanto a Gigli, il marito di Sora Stella, che si chiamava Sor Gigetto, era il suo maggiordomo. Volle portarmi a conoscere il grande tenore il quale, dopo che mi ebbe ascoltato, esclamò: “Questo ragazzo ha una gran voce!”. Altro momento clou della sua carriera è l’avvio al canto con il maestro Alfredo Giorleo, che gli fu presentato dalla ex interprete lirica Olga Fanale, sul palcoscenico anche col grande De Lucia. «Hai proprio un bel timbro e non preoccuparti dei soldi, me la vedrò io con la signora Olga, tu devi solo venire e basta», gli disse. E poi il debutto discografico. Partecipò alla gara Porta Capuana in festa, presentato da Corrado, e da lì si arrivò il primo disco con la Universal, che lo avrebbe consacrato come l’ambasciatore della musica napoletana nel mondo. Un cammino che incrocia anche tanti musicisti della nostra Salerno, a cominciare dal pianista Enrico Parrilli, al I flauto della Filarmonica Salernitana “G.Verdi” Antonio Senatore, dal batterista Giuseppe Esposito, sino al pianista Giovanni Ferrigno, che martedì incontreremo certamente in teatro, per festeggiare tutti insieme, il “figlio” di Enrico Caruso.