di Marta Naddei
Marta sorride ancora, nonostante tutto. Un tutto in cui è compreso anche il no del giudice del lavoro del Tribunale di Salerno, dinanzi a cui la scorsa settimana si era tenuta l’udienza per consentire a Marta Cupo di accedere alle cure con il metodo Stamina presso gli Spedali Civili di Brescia. E’ stata una vera e propria doccia gelata la telefonata ricevuta, intorno alle 12, di ieri da Paola Sivoccia e Fabio Cupo, genitori della piccola Marta, in cui il loro avvocato comunicava della decisione negativa del magistrato in merito alla loro richiesta. Le motivazioni sono a dir poco agghiaccianti: la bimba di quattro anni e mezzo “non è abbastanza malata”. In sostanza, non avendo una malattia neurodegenerativa, ma “soltanto” una paralisi cerebrale (leucomalacia cistica periventricolare bilaterale con quadro motorio di tetraparesi spastica) dalla nascita, non necessita di essere curata con il metodo del professor Vannoni. Insomma, Marta Cupo non potrà trarre benefici dall’applicazione del metodo Stamina perché un giudice ha deciso che non può. Da ieri, data di notifica della sentenza, decorreranno i 15 giorni entro i quali la famiglia Cupo potrà presentare ricorso contro la decisione del magistrato.
Tanta l’amarezza di mamma Paola che, nel corso degli ultimi sette giorni, aveva sperato e creduto che potesse arrivare una sentenza positiva che desse una possibilità di miglioramento alla sua bambina. «Cosa devo dire? Che ci sono stati bambini con la stessa patologia di mia figlia che hanno avuto accesso alle cure? Devo dire che ho sempre avuto la speranza che fosse un sì? Sono, anzi siamo delusissimi. Se potessi cambierei immediatamente cittadinanza perché non si può vivere in un paese che tratta così i suoi bambini, i suoi malati, coloro che chiedono solo una possibilità per stare meglio. Con Stamina, le condizioni di Marta possono migliorare del 10% che per una bambina che non cammina e non parla è tantissimo. Chi è che può decidere se mia figlia può curarsi o meno?».
Ma Marta e tutti coloro che la sostengono continuano a sorridere… nonostante tutto.
Giovanni Procentese aspetta ancora di conoscere la data d’inizio delle cure. La rabbia di papà Peppe.
Anche il destino di Giovanni Procentese passa per le mani di un giudice. Per la seconda volta. Giovannino, affetto dalla malattia neurodegenerativa Niemann Prick di tipo C il suo sì l’ha già avuto a marzo ed era pronto a partire, insieme a papà Giuseppe e mamma Lina, alla volta di Brescia per iniziare i famosi carotaggi per dare il via alle cure con il metodo Stamina. Solo che lo stop, o meglio il rinvio è arrivato proprio dagli Spedali Civili della città lombarda. Quella mail che informava che Giovanni avrebbe potuto dare il via all’iter curativo “preumibilmente” solo ad ottobre è ancora ben impresso nella mente di papà Peppe che, ieri mattina, ha atteso oltre quattro ore prima di entrare in udienza dal giudice del lavoro delegato per discutere il reclamo presentato al fine di conoscere la data certa dell’inizio della terapia per il suo bambino di nove anni e mezzo. Il giudice si è riservato la decisione, ma probabilmente anche in questo caso le bocce resteranno ferme alla situazione attuale. «Sono ancora più arrabbiato di prima – afferma Procentese – Purtroppo mi aspetto un esito negativo da questa udienza perché mi diranno che mio figlio è in graduatoria, poi quando cominicerà le cure loro non possono saperlo. Nel frattempo Giovanni dovrà attendere ed è una cosa assurda». Le terapie a Brescia sono ferme già da diverso tempo e l’attesa per il piccolo Procentese potrebbe farsi più lunga ancora. Ma il tempo, per un bambino con una malattia neurodegenerativa, è il peggior nemico.