di Pina Ferro
Associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, concorso in attentato contro i diritti politici del cittadino, violenza privata e danneggiamento. Queste le accuse contestate ai sedici soggetti raggiunti, all’alba di ieri, da misure cautelari emesse dal Gip (giudice indagini preliminari) Pietro Indinnimeo su richiesta del pubblico ministero Marco Colamonici della Procura di Salerno. Ad eseguire le misure restrittive sono stati i carabinieri della compagnia di Battipaglia agli ordini del capitano Erich Fasolino.
I provvedimenti sono stati emessi a carico di reggenti e referenti di zona ed affiliati del clan Pecoraro-Renna. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati, ieri mattina in Procura, dal procuratore aggiunto Erminio Rinaldi insieme al Pm Marco Colamonici, al comandante provinciale dei carabinieri Antonino Neosi e dal capitano dei carabinieri della compagnia di Battipaglia Erich Fasolino.
Tra gli arrestati c’è anche il consigliere comunale del Comune di Pontecagnano Faiano Antonio Anastasio.
Le indagini, condotte dal Sostituto Procuratore Marco Colamonaci insieme al collega Vincenzo Senatore, hanno preso il via nel 2015, ed hanno accertato l’esistenza di un gruppo camorristico che operava a Sud di Salerno e che aveva in Enrico Bisogni, Sergio Bisogni e Francesco Mogavero i propri capi riconosciuti.Il gruppo che affonda le proprie radici nel clan Pecoraro-Renna s’è reso protagonista di numerosi episodi di estorsione e danneggiamenti, aggravati dalle modalità mafiose, compiuti in danno di imprenditori della Piana del Sele, impegnati nel settore finanziario, agricolo, dei trasporti e del noleggio di videogiochi. Per tali atti criminali, già nello scorso mese di luglio, furono eseguite ordinanze di custodia cautelare a cui si aggiungono quelle di ieri (a metà luglio del 2016 furono emesse ordinanze cautelari a carico di: Sergio Bisogni, Francesco Mogavero Maurizio De Martino, Sergio Rainone, Francesco Sessa).
L’organizzazione era molto efferata, così come è stato sostenuto ieri mattina nel corso e pur di affermare il proprio volere non lesinava di porre in essere atti intimidatori, alcuni dei quali lesivi dell’integrità fisica delle vittime.
Ben dodici gli episodi di intimidazione individuati dalla Direzione investigativa antimafia e ricondotti al gruppo criminale in questione.
Ad un imprenditore di Pontecagnano Faiano operante nel settore del noleggio di videogiochi e slot-machine fu recapitata una testa di maiale, mentre ad un imprenditore edile di Salerno, furono bruciati prima un escavatore in un cantiere e poi l’auto nel garage di casa, a Salerno. Il titolare di un’azienda agricola di Pontecagnano Faiano, invece, fu brutalmente picchiato, riportando la frattura di una gamba a causa dei colpi di bastone ricevuti, mentre contro l’ auto sulla quale viaggiava un imprenditore di Eboli che commercia prodotti agricoli, il 20 marzo 2015 furono esplosi quattro colpi di arma da fuoco. Gli arrestati saranno sentiti a partire da venerdì presso la casa circondariale di Fuorni dove sono stati trasferiti al termine dell’espletamento delle formalità di rito.
Le misure cautelari
All’alba di ieri sono state eseguite dai carabinieri di Battipaglia 16 misure cautelari. Di queste 14 in carcere, una ai domiciliari e per un soggetto è scattata l’interdizione. In manette sono finiti: Enrico e Sergio Bisogni, entrambi 49enni di Montecorvino Pugliano; il 38enne Francesco Mogavero di Pontecagnano, il 28enne Maurizio De Martino di Pontecagnano, il 40enne Sergio Rainone di Eboli, il 24enne Domenico Junior Vacchiano di Pontecagnano, il 28enne Gioacchino Verderame di Pontecagnano, il 41enne Antonio Fella di Salerno, il 32enne Vincenzo Caiafa di Campagna (attualmente ricercato), il 35enne Emanuele Sessa di Campagna, il 30enne Francesco Sessa di Campagna, il 40enne Francesco Altieri di Eboli, il 38enne Antonino Madonna di Campagna ed il consigliere comunale di Pontecagnano Antonio Anastasio 46 anni residente a Pontecagnano.
Agli arresti domiciliari è finito il 50enne Marcello Perrotta di Castelnuovo Cilento, mentre la 35enne Teresa Scalea di Pontecagnano è stata raggiunta dalla misura interdittiva del divieto di assumere incarichi direttivi presso le persone giuridiche e le imprese per 1 anno.
Sergio Bisogni e Francesco Mogavero riuscivano ad imporre il proprio volere e, chi non si piegava veniva puntito fino a quando non capivano che non potevano non soddisfare le richieste che giungevano. I ruoli all’interno dell’organizzazione erano già stati ben delineati nel corso dell’operazione “Gameover” del 14 luglio scorso. L’operazione di ieri è la prosecuzione delle indagini. Sergio Bisogni e Francesco Mogavero secondo gli investigatori erani i mandanti e organizzatori della complessiva strategia criminale. Erano loro ad individuare gli imprenditori da prendere di mira e, a cui chiedere il pagamento delle varie somme di denaro per poter lavorare tranquilli. Non mancavano minacce neppure ad imprenditori che dovevano farsi da parte per fare spazio a quelli vicini al clan.
Maurizio De Martino, Sergio Rainone e Francesco Sessa avevano, invece, il compiti concretizzare le minacce con attentati, spedizioni punitive e intimidazioni varie.
Dapprima arrivava la richiesta estorsiva, veniva fatta verbalmente ma con modi convincenti. Nel caso in cui, entro i termini stabiliti, non arrivava il pagamento si passava alla fase successiva, ovvero l’attentato.
Alcuni imprenditori hanno raccontato di avere avuto anche la sensazione di essere seguiti, osservati insieme ad i loro familiari. Praticamente stavano con il fiato sul collo affinchè crescesse la paura per l’incolunità personale e quella dei propri cari. Le vittime inadempienti venivano seguiti a distanza, attenzionati con sguardi minacciosi e gesti che avevano lo scopo di impaurire, far temere il peggio. Peggio che in alcuni casi arrivava come ad esempio le botte subite dall’addetto alla logistica di un’azienda agricola. Il messaggio era per il titolare che si mostrava sordo, a loro parere, alle richieste che gli erano state inoltrate.
Truffa aggravata ai danni dello Stato grazie alla collaborazione di un ex funzionario di banca. L’attività investigativa posta in essere dalla Procura attraverso i carabinieri di Battipaglia ha consentito di individuare e bloccare una truffa aggravata organizzata da Francesco Mogavero. Questi, avvalendosi della collaborazione di Marcello Perrotta, ex direttore e, ex vicedirettore della Bcc di Aquara (Perrotta è stato licenziato dall’istituto di credito nel 2015) candidato al consiglio comunale di Salerno nella lista “Davvero Verdi” era riuscito ad ottenere l’erogazione di fondi europei per 250mila euro, stanziati dalla Regione Campania. Fondi che sarebbero dovuti servire per la realizzazione di un impianto di cogenerazione a biomassa legnosa. L’impianto non è mai stato messo in funzione: era stato infatti lasciato a San Mango Piemonte, sul piazzale adiacente un impianto sportivo. Il Gip, a tal proposito, ha emesso un provvedimento di sequestro di 150mila euro, corrispondente alla prima trance di finanziamento già erogato. La restante somma pari a 100mila euro, è stata bloccata prima dell’erogazione, a seguito delle indagini compiute.
In pratica, a seguito dello “start up” da parte della Regione Campania per l’accesso a dei fondi destinati a donne imprenditrici, la società “Energia Pura”, con legale rappresentante Teresa Scalea, moglie di Mogavero, presenta, on line, (14 aprile 2014) la domanda di accesso alle agevolazioni. Nella domanda viene indicato un investimento, per una somma di 350mila euro, per la realizzazione di un impianto a biomasse da 50 KWp. Il finanziamento richiesto era di 250.000 euro. Tale somma era la massima cifra a cui si poteva accedere. Si trattava di un importo che poi doveva essere restituito a tasso agevolato. Nel luglio 2015 la “Energia Pura” riceve la lettere di ammissione al finanziamento. Viene erogata anche una prima trance di 150mila euro, Vengono effettuati diversi sopralluoghi e prodotti i documenti necessari. L’impianto dopo una prima previsione di collocazione a Salerno viene realizzato a San Mango Piemonte, nei pressi dell’impianto sportivo Terzo Tempo. In realtà l’impianto non è mai entrato in funzione.
Ovviamente l’impianto, così come era stato allestito non era destinato ad entrare in funzione ma era mirato solamente ad otttenere la seconda trance di finanziamenti. Ovviamente parte della documentazione presentata per ottenere i fondi era contraffatta.