Di Adriano Falanga
Dovrà restituire 21.691 euro di rimborsi chiesti, ed ottenuti, senza motivazione. Monica Paolino, consigliere regionale di Forza Italia e moglie dell’ex sindaco Pasquale Aliberti, è stata condannata dalla Corte Dei Conti Campania assieme ad altri noti onorevoli regionali nell’ambito dell’inchiesta “rimborsopoli”. Con lei sono stati condannati anche il capogruppo del Nuovo Psi Gennaro Salvatore, Paola Raia, Nicola Marrazzo, Gennaro Mucciolo, Gennaro Oliviero, Carmine Mocerino, Francesco Vincenzo Nappi, Gennaro Nocera, Daniela Nugnes, Angelo Polverino, Sergio Nappi, Flavio Martusciello, Donato Pica ed Ettore Zecchino, tutti esponenti sia di centrodestra che centrosinistra. Dopo la Procura della Repubblica la vicenda finì sotto la lente d’ingrandimento anche della Corte dei Conti. Così la Guardia di Finanza notificò a 60 consiglieri regionali della Campania altrettanti inviti a dedurre nell’ambito dell’inchiesta contabile sulla gestione del fondo per l’assistenza alle attività istituzionali. Una somma che per il 2011/2012 oscillava tra un milione e mezzo e due milioni, per la quale non sono stati presentati rendiconti. Nel corso delle indagini, avviate a ottobre 2012, i consiglieri in carica dal 2010 erano già stati invitati a fornire delucidazioni rispetto a rimborsi; 60 consiglieri hanno presentato una linea comune di difesa, sostenendo di non essere tenuti ad alcun tipo di rendicontazione giustificativa delle spese sostenute. La Corte dei Conti di contro ha ritenuto la sussistenza di indizi di colpa grave nell’utilizzazione di quelle somme. All’epoca dei fatti, la Paolino sedeva in maggioranza con la giunta guidata da Stefano Caldoro, nel 2015 è stata rieletta, finendo però all’opposizione di Enzo De Luca. Un’altra tegola sul capo della Consigliera regionale finita anch’essa indagata nello stesso filone giudiziario che vede pendente la richiesta di arresto confermata dal riesame ai danni del marito, dimissionario sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti. L’accusa è voto di scambio politico elettorale di stampo mafioso. L’avviso le fu notificato nel settembre 2015 quando la forzista era presidente della Commissione antimafia in Consiglio regionale. Un ruolo delicato, dal quale fu costretta a dimettersi.