Questa sera, alle ore 18, a Campagna, rievocazione storica della cattura e del processo del famigerato Brigante, con la partecipazione del Procuratore Corrado Lembo. A seguire concerto da camera del clarinettista Andrea Caputo.
Di OLGA CHIEFFI
Questa sera, intorno alle ore 18 sarà processato a Campagna il Capo dei Briganti Antonino Maratea, detto Giardullo. Decine e decine di comparse, in abiti d’ epoca, affiancheranno i carabinieri, in divisa storica, i quali scorteranno il Giardullo da Largo Sant’Antonio alla Cripta della Cattedrale. Antonio Maratea detto Giardullo, era capraio e originario di Campagna. Militare borbonico, si dà alla macchia dopo lo scioglimento dell’esercito e nell’aprile del 1861, lo troviamo capitano di una banda di una trentina di elementi, originari delle terre di Avellino, Salerno e Napoli. La sua banda, divisa in sottobande, aveva una struttura di tipo militare che consentiva al nostro brigante di operare su di un territorio molto vasto e insidioso, dai Picentini agli Alburni, dalla Piana del Sele al mare, da Salerno ai boschi dell’Irpinia, e, quindi, di moltiplicare le azioni criminose. Ed infatti, l’elenco di assalti, sequestri, ricatti e omicidi è assai lungo, come viene confermato dagli atti del processi seguito all’arresto del Giardullo nel giugno del 1865, che verrà rievocato questa sera dal Procuratore Corrado Lembo, dove si rivela anche la grande rete di protezioni, di manutengolismo, di coperture e sostegni di cui Giardullo ha fruito in quei primi anni difficili del nuovo Stato unitario, cui però la legge mise fine, con la condanna a morte. A seguire, intorno alle ore 19,30, la Chiesa Beata Vergine del Carmelo, ospiterà un concerto del clarinettista Andrea Caputo, che si presenterà in quintetto con Federica Tranzillo e Davide Navelli al violino, Alfonso Avitabile alla viola e Giovanni Sanarico al violoncello. In programma due perle della letteratura cameristica dedicata al clarinetto, il quintetto per clarinetto e archi KV581 e il quintetto di Carl Maria Von Weber op.34. A differenza dei numerosi quintetti brillanti d’impronta concertante, in voga in quell’epoca soprattutto negli ambienti parigini, il lavoro mozartiano che ascolteremo, si distingue per la sua ampiezza e per la diffusa dialogicità che pervade la partitura da cima a fondo, dando vita ad una purissima gemma nell’ambito dell’intera produzione cameristica, senza per questo rinunciare all’esplorazione di tutte le possibilità timbriche ed espressive dello strumento a fiato. “Durante le ferie 1815 Weber – da Praga – si recò a Monaco dove incontrò il vecchio amico Baermann al quale dedicò il Quintetto op. 34 che viene eseguito per la prima volta il 26 agosto. Weber – che anche allora abitava presso Baermann – lo aveva iniziato già nel 1811, nel suo viaggio in Svizzera. L’adagio è finito il 22 marzo 1812 e il 13 aprile – per il compleanno di Baermann – gli aveva inviato in dono a Vienna i primi tre tempi. L’amico comune Meyerbeer aveva anche – con grande sorpresa – scritto un quintetto per la stessa occasione, che venne provato in casa Lobkowitz. Il Rondò fu scritto invece nell’estate 1815”. A completare il programma l’Introduzione, Tema e variazioni di Gioacchino Rossini per clarinetto e orchestra, in un particolare arrangiamento del M° Lucio De Feo.