Fratte è, ancora una vota, centro di un cambiamento epocale. Quella che era la campagna occidentale di Salerno, diventò, con l’arrivo degli “svizzerotti” e l’ edificazione delle Filande, il primo nucleo industriale della città. Segnò l’inizio della rivoluzione industriale salernitana. Le acque dell’ Irno, fino allora riservate alle coltivazioni, divenne elemento essenziale per le lavorazioni tessili, per far funzionare i telai. I contadini e i pastori che vivevano in quei luoghi ( ancora oggi se ci si mette in osservazione dal Parco Pinocchio si vedono abitazioni che degradano verso i margini del fiume) entrarono in fabbrica. Iniziava un nuovo tempo, scandito dalla sirena della Filanda. Fratte diventava il centro di un triangolo industriale racchiuso tra la Filanda delle Cotoniere, le fonderie e la Ceramica D’Agostino. Fratte divenne anche “ Fratte la rossa”, in quelle filande nacquero le prime organizzazioni sindacali, i primi scioperi e le prime sconfitte. La storia delle Cotoniere è stata soprattutto storia di gente. La pubblicistica sulle Cotoniere ci racconta della fondazione, della vita degli “svizzeri”, del loro piccolo ed eccentrico villaggio ( i villini svizzeri), della loro volontà di farsi benvolere ( aiuti alle famiglie dei richiamati durante la prima guerra mondiale, il finanziamento, nonostante fossero protestanti, per l’edificazione della Rotonda di Fratte), dei viaggi a piedi, da quelli che allora erano chiamati “ i villaggi” di Matierno, Ogliara, San Mango. Ore di cammino a piedi, carovane di persone, in maggioranza donne, in marcia per raggiungere le Cotoniere in tempo per il primo turno di lavoro. Le Cotoniere che, nell’immediato secondo dopoguerra, potevano essere un volano per l’economia salernitana, furono protagoniste della prima crisi del tessile e, nonostante una dura lotta sindacale con occupazione della fabbrica, nei primi anni ’50 non si evitò il licenziamento di numerosi operai. Cominciò il declino delle Cotoniere e quello di Fratte. La nuova zona industriale, finanziata dai fondi della Cassa per il Mezzogiorno, ed anche allora il centro del cambiamento fu il Tessile, ed anche allora la manodopera fu soprattutto femminile. Se la prima “ rivoluzione industriale salernitana” è iconograficamente rappresentata dalle Cotoniere, la seconda è rappresentata da un’altra azienda tessile, la Marzotto. Entrambe poi simbolo della crisi industriale e accomunate da un futuro di spazio commerciale. Oggi le sole Cotoniere rivivono come Centro Commerciale, mentre la Marzotto languisce ai margini del Porto d’Arechi, varco d’ingresso verso lo stadio Arechi. La palazzina liberty degli uffici della vecchia Filanda, resta lì a testimoniare un epoca, con le finestre che guardano la Rotonda di Fratte con le sue colonne in ghisa, forgiate nelle Fonderie. Si cambia. Non si produrranno tessuti, niente produzione ma commercio. Lo spaccio delle Cotoniere è diventato un centro commerciale. La storia economica di Salerno riparte lì da dove era iniziata, da Fratte
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