Omicidio Persico: tutto da rifare - Le Cronache
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Omicidio Persico: tutto da rifare

Omicidio Persico: tutto da rifare

Omicidio  Persico,” alias Coca cola”: la Cassazione  annulla la sentenza per quanto concerne l’aggravante mafiosa. A deciderlo sono stati gli ermellini della prima sezione penale della Suprema Corte. Sentenza annullata dunque con rinvio. A rivolgersi ai giudici della Cassazione erano stati: Alberto Volpicelli, il presunto killer, difeso dall’avvocato Mario Pastorino, condannato in Appello a 19 anni di carcere; Angelo De Lucia (14 anni di reclusione), Domenico Lamberti, alias Mimmo ’a minaccia (16 anni) e Nicola Brunetto (6 anni e 8 mesi). Quest’ultimo, secondo i giudici, aveva fornito la base logistica al gruppo di fuoco che uccise Persico. Vincenzo Persico, 27enne salernitano soprannominato Enzo “coca cola” fu  ucciso due anni fa in un agguato a Montecorvino Rovella. Una storia di onore e di droga dietro l’omicidio di Vincenzo Persico. «Enzo Coca Cola», così era conosciuto, è stato ucciso per aver picchiato chi non voleva accettare di essere soppiantato nella gestione del mercato della droga. Vincenzo Persico, figlio del boss Ciro, era sottoposto all’obbligo di dimora a Montecorvino Rovella, dove è stato trucidato. Un esecuzione per punire un affronto. Secondo la ricostruzione dei fatti operata da carabinieri e procura nelle ore immediatamente il delitto,  Alberto Volpicelli dopo essere stato picchiato dalla vittima, si sarebbe immediatamente organizzato per vendicare l’affronto subito. Con una pistola semiautomatica da lui acquistata a Napoli e con la complicità di Domenico Lamberti e di Nicola Brunetto, avrebbe organizzato il raid punitivo. Quando il killer ha visto Persico dinanzi ad un chiosco della piazza dei paese non ha esitato a rincorrerlo. La vittima in sella ad uno scooter ha provato a dileguarsi. Ne è nato un inseguimento con l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco: uno ha raggiunto alla natica il 26enne salernitano, fuoriuscendo dall’inguine, un altro gli è penetrato nella schiena uscendo dal petto dopo aver attraversato gli organi vitali. Poi i due presunti assassini hanno raggiunto  un luogo isolato per disfarsi del mezzo a due ruote, dei caschi e di parte del loro abbigliamento che sono stati incendiati. Qui sarebbero stati «recuperati» da Domenico Lamberti per essere condotti al sicuro.