“La magistratura ci aveva tranquillizzati per un attimo, ci ha detto di attendere e che sarebbe stata questione di poco tempo. Ho avuto per 6 o 7 mesi un peso sul cuore, ora cammino a un metro da terra”. Martina la sua battaglia l’ha vinta, solo ora. Ma ha combattuto e accanto a lei tutti quelli che hanno visto i propri parenti ammalarsi e andare via. La sera in cui la Procura ha chiuso i cancelli dell’opificio di Fratte, Martina è con chi l’ha affiancata in tutto questo tempo a festeggiare. Dal 10 marzo, per 1 mese e 10 giorni, ha vissuto costantemente in una tenda, proprio davanti a quei cancelli, subendo aggressioni, una volta fisiche, molteplici verbali, affinchè il “mostro” che secondo lei le aveva portato via ciò che di più caro aveva, venisse “ucciso” a sua volta. “Il presidio permanente non ha mai smesso in tutto questo tempo di credere alla magistratura e in quel che la giustizia poteva fare aiutata dalla nostra voce”, ha sottolineato commossa Martina Marraffa, che ha continuato: “E’ stato un atto dovuto, forse arrivato in ritardo, ma la mia più grande preoccupazione di questi giorni era che potesse volerci ancora troppo tempo, giustizia è fatta anche e soprattutto per chi non c’è più, per quelle persone che non hanno potuto parlare. Sento che loro sanno che abbiamo fatto questo per il rispetto e l’amore che abbiamo avuto nei loro confronti”. Martina, “umanista” e non “ambientalista”, come si definisce spera che chi è stato complice nel tempo, possa finalmente sentire il peso della responsabilità: “Mi sento vicina ai magistrati, come gli abbiamo fatto pressione per tutto questo tempo, così andremo a ringraziarli in massa per quello che hanno fatto e per finalmente messo fine a tutta questa sofferenza. Adesso però è il momento di incalzare, chi ha taciuto, chi è responsabile paghi davvero e senta il peso della responsabilità. Sono sicurissima che tra gli indagati c’è anche qualche volto noto della politica, dell’amministrazione. Sono sicura che né la Regione Campania, né l’Arpac avrebbero mai potuto mettere un punto definitivo a questa vicenda, per questo sapevo che la magistratura avrebbe provveduto a scendere in campo anche a nome di chi non c’è più. Questa è la risposta più grande a chi ci ha creduti folli, che ci ha accostati alle campagne elettorali. Nessuno si sarebbe preso questa grande responsabilità, abbiamo chiesto sempre e solo giustizia”. Ma Martina, da combattiva quale è, non si arrende: “Ora bisogna fare tutto quello che c’è da fare per bonificare quell’area, bisogna tornare a vivere e respirare aria pulita. Restituire la dignità persa a quel posto è la parola d’ordine”. Una promessa, fatta a marzo, all’improvviso e in una mattinata qualunque, che però “l’inquinamento” proprio non riesce a sciogliere: “Questa storia non finirà qui, questo è solo l’inizio, ma da ora si vive”.
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