SCAFATI. La “cantata” di Loreto Jr continua e stavolta pare che il pentito abbia coinvolto politici e imprenditori. A ormai due mesi dal pentimento di Alfonso, figlio dell’altro super pentito della mala scafatese degli anni 90, Pasquale Loreto, continuano a 360 gradi le verifiche da parte degli inquirenti sulle dichiarazioni del capo-clan del binomio Ridosso-Loreto. Alfonso è ritenuto dagli inquirenti un pentito più che attendibile – almeno finora – e sembra che, sulla scorta delle sue dichiarazioni, siano circa una trentina gli imprenditori ascoltati, soprattutto negli ultimi trenta giorni. Imprenditori che a vario titolo sarebbero stati fiancheggiatori, vittime e prestanomi del ras Loreto jr.
LA RETE DEL CLAN – La Direzione Distrettuale Antimafia starebbe cercando di ricostruire la fitta rete dei collegamenti di Loreto con i vari esponenti della mala presente sul vasto territorio che va dall’Agro nocerino all’area vesuviana stabiese. Un altro collegamento su cui puntano gli inquirenti è il presunto “affaire” legato alla politica e sui collegamenti tra il sistema imprenditoriale, quello politico e del voto di scambio, anche su questo fronte Loreto jr avrebbe dato già valide indicazioni sull’influenza che avrebbe avuto nello scenario politico soprattutto nel periodo che va dal 2010 al 2015. I vari imprenditori locali, e non solo, che sono stati sentiti dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia si occupano dei più disparati settori, il clan Ridosso-Loreto era molto attivo per quanto riguarda soprattutto le estorsioni e l’usura. Numerosi i titolari di attività legate a cooperative di servizi, cooperative agricole, imprese funerarie, imprese di pulizia, imprese che si occupano di raccolta di scommesse, oltre a gestori di slot machines e del settore conserviero chiamati a chiarire i loro rapporti con Loreto e dare informazioni utili su indicazioni di voto suggerite da “Funzin”. Un lavoro lungo e mirato che sarebbe appena iniziato e che tra non molto potrebbe dare i primi frutti. Tutto dipenderà anche dal tempo che impiegherà Alfonso Loreto a vuotare il sacco su tutto ciò che ha saputo in questi anni di presenza sul territorio. La giustizia dà al collaboratore di giustizia un tempo massimo di sei mesi per dire tutto quello che è a sua conoscenza e le prime dichiarazioni per avvalorare la credibilità del pentimento e la veridicità della collaborazione di solito sono sempre quelle che riguardano i reati e gli atti criminali in cui il pentito ha avuto un ruolo primario e principale.
“L’INCUBO” BLITZ – Sembra avvicinarsi
su Scafati l’ennesimo terremoto giudiziario di venti anni fa dove a farne le spese furono la classe imprenditoriale e politica grazie alle dichiarazioni dei vari pentiti tra cui il padre di Alfonso Loreto. La principale analogia con allora, sul versante politico, è la presenza di una Commissione di Accesso a Palazzo Mayer. Esattamente 23 anni fa, dopo poco più di un mese dall’insediamento dei commissari, fu decretato lo scioglimento del Comune di Scafati per infiltrazioni malavitose, un’onta che tutti sperano non si ripeta anche questa volta. Dal 22 marzo scorso nella casa comunale è a lavoro la commissione di accesso per verificare la correttezza delle procedure adottate dall’amministrazione Aliberti e la sua permeabilità ad influenze esterne provenienti da ambienti criminali.
LE CIRITICITA’ SOTTOLINEATE DALLA COMMISSIONE D’ACCESSO – Dalle prime indiscrezioni sembra che le maggiori criticità siano individuabili nelle procedure adottate dalle partecipate comunali e dal Piano di Zona. Gli occhi della commissione guidata dal vice prefetto Vincenzo Ammendola sarebbero puntati soprattutto sugli incarichi esterni in cambio di servizi affidati senza gara aperta a ditte che potrebbero essere considerate come vicine al clan Loreto. Tutte ipotesi tuttora al vaglio e da verificare.
IL PRE-DISSESTO E I TAGLI – Il Comune di Scafati intanto è alle prese con una situazione economica che preoccupa molti, e farne le spese per ora sono stati soprattutto i servizi di guardiania a strutture come il Polverificio Borbonico e la Villa Comunale. Il comune avrebbe espresso l’intenzione di non servirsi più dei servizi delle guardie ambientali per il Polverificio e strana coincidenza esattamente dal 22 marzo, giorno di insediamento della commissione di accesso, sono spariti i 4 ex detenuti che pulivano e sorvegliavano la Villa Comunale, il servizio in Villa era fornito dalla ditta Gi.Ma, affidataria tramite il Piano di Zona dell’esecuzione del programma di reinserimento riservato a ex detenuti che espiano pene esterne. La Gi.Ma è anche la ditta di fiducia che ha effettuato nel tempo la pulizia degli immobili comunali all’Acse. La GiMa era succeduta nel tempo alla Maxiclean prima che questa diventasse “inattiva” e prima che cambiasse l’amministratore.
L’attuale Ad della Maxiclean risulta essere, oltre che titolare di altre attività, anche in forza alla GiMa e nel corso degli anni avrebbe beneficiato anche del programma di esecuzione pene esterne per ex detenuti. Le confessioni di “Funzin” Loreto da qui a breve potrebbero essere determinanti sull’esito della relazione della Commissione di Accesso che deciderà sullo scioglimento o meno del consiglio comunale in carica a Scafati.
Gennaro Avagnano